Il Signore fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio
Ascensione (13 maggio 2018)
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Cristo, dopo aver redento l’umanità, lascia, visibilmente, la terra e demanda al ministero apostolico della Chiesa la propagazione della salvezza a tutto il mondo. Egli tuttavia non abbandona la Chiesa, ma continua a riempirla di se stesso e della sua potenza, quale capo del corpo. Nella Chiesa, corpo di Cristo, si entra mediante la fede e il Battesimo. Visibilmente l’azione soprannaturale, misteriosa, che Cristo compie attraverso la Chiesa, e affidata al Collegio Apostolico e garantita, all’occorrenza, da carismi, anche prodigiosi.
Egli tuttavia non abbandona la Chiesa, ma continua a riempirla di se stesso e della sua potenza, quale capo del corpo. Nella Chiesa, corpo di Cristo, si entra mediante la fede e il Battesimo. Visibilmente l’azione soprannaturale, misteriosa, che Cristo compie attraverso la Chiesa, e affidata al Collegio Apostolico e garantita, all’occorrenza, da carismi, anche prodigiosi. Sono le battute conclusive del Vangelo di Marco, in cui viene offerta una veloce ed essenziale carrellata delle apparizioni di Gesù, dopo la risurrezione, sino all’ascensione e all’inizio della predicazione apostolica. Per transenna annotiamo che la pagina, probabilmente, non è di mano di Marco, ma di altro scrittore della prima metà del secolo II (un manoscritto l’attribuisce ad un certo Aristione); è comunque già citata da Giustino nella “Apologia” verso il 140. Nessun dubbio comunque sulla ispirazione anche di questa pagina. In un’ultima apparizione agli Undici (Giuda non c’è più e Mattia non è ancora stato eletto a prendere il suo posto) Gesù, dopo averli “rimproverati per la loro incredulità e durezza di cuore” di fronte alle prime testimonianze della sua risurrezione, conferisce loro il supremo mandato missionario: “andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”. L’orizzonte della proposta, dell’offerta di salvezza coincide con i confini dell’intera umanità, senza esclusioni, senza discriminazione alcuna. Vi sarà soltanto autodiscriminazione da parte di chi non vorrà credere, non vorrà affidarsi al Vangelo; ma “chi crederà e sarà battezzato sarà salvo”. Due condizioni, dunque: la Fede e il Battesimo. “Abbiamo qui un esempio di quel linguaggio paleocristiano che dominava in uno strato determinato della comunità, nella quale c’era al centro non più tanto il "mistero" del crocifisso (come in Paolo, 1a Cor. 2,7 ss), quanto quello di colui che passa da trionfatore attraverso il mondo delle Nazioni mediante la predicazione (1a Tm. 3,16 e i passi menzionati in 4,10). Ciò ha qui un peso teologico in quanto la fine dell’incredulità non è data semplicemente con il miracolo della risurrezione, si trova invece solo nell’obbedienza del testimone donata dal Cristo vivente, nella quale il Risorto si rivela ancora una volta "ad ogni creatura" come il vivente” (E. Schweizer). A “quelli che credono” Gesù poi promette facoltà prodigiose, “segni” che dovranno garantire la verità della loro fede e la potenza del Cristo vivente in essi: la liberazione di indemoniati, la locuzione di “lingue nuove” (intesa come misteriosa espressione di fervore estatico), inattaccabilità da parte di serpenti e veleni, guarigioni mediante semplice imposizione di mani. Tutti questi carismi si ritrovano negli Atti degli Apostoli (2,1 ss; 3,1 ss; 9,32 ss; 14,8 ss; 16,16 ss; 19,13 ss; 28,1 ss) ad eccezione della indennità dai veleni, di cui però riferisce Papia, tra il 130 e il 140 (Act. 1,23; 21,9; Eusebio - Hist. Eccl. 3,39,9). Fa seguito la narrazione, stringatissima, dell’ascensione di Gesù al cielo; in maniera anche più sintetica che negli Atti degli Apostoli (1,9): “dopo aver parlato con loro fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio”. Infine, da parte degli Apostoli, l’esercizio del mandato ricevuto e da parte di Cristo l’attuazione della promessa di “operare insieme con loro”, conferendo efficacia alla loro predicazione e confermandola con “prodigi”.
Inizio e sintesi di quanto verrà riferito, più ampiamente, dagli Atti degli Apostoli. Per quanto attiene al luogo dell’ascensione, il Vangelo di Marco non dà indicazioni, mentre Luca, nella sua redazione evangelica, dice che Gesù condusse gli Apostoli “verso Betania” (Lc. 24,50) e negli Atti degli Apostoli nomina più precisamente il monte Oliveto (che si trova appunto “verso Betania”), distante da Gerusalemme il tragitto consentito in giorno di sabato (At 1,12).
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