II lettura di domenica 9 gennaio - Battesimo del Signore

Figlio mio, è apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.
Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.
Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro,
e il suo amore per gli uomini,
egli ci ha salvati,
non per opere giuste da noi compiute,
ma per la sua misericordia,
con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo,
che Dio ha effuso su di noi in abbondanza
per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,
affinché, giustificati per la sua grazia,
diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.

Tito, incaricato da Paolo di guidare la neonata comunità cristiana di Creta, riceve istruzioni pastorali, circa la formazione dei credenti, il cui comportamento non è affidato soltanto alle energie umane, ma sostenuto e corroborato dalla “grazia di Dio apparsa” in Gesù Cristo, nella sua prima venuta nell’umanità, finalizzata alla “salvezza” dell’umanità. I battezzati pertanto sono impegnati a “rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà” in preparazione alla seconda venuta di Cristo.

E’ consolante e incoraggiante la consapevolezza della donazione che Cristo ha fatto di se stesso, non soltanto “per riscattarci da ogni iniquità”, ma per costituirci popolo di sua proprietà, popolo “zelante” nel compiere il bene.

Infatti Gesù Cristo ha salvato gli uomini, senza che questi ne avessero diritto per le loro opere: per amore, per misericordia, mediante il Battesimo, “lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo”. E’ questa la garanzia che i battezzati hanno di conseguire l’eredità della vita eterna.