La parola
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II Lettura di domenica 22 agosto 2021 - Questo mistero è grande: lo lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa.

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Ef 5,21-32
 
Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo.
Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne.
Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!

La Chiesa, Corpo Mistico di Cristo è il tema della lettera di Paolo ai cristiani di Efeso.

Dio si è manifestato in Cristo, attuando il suo piano di salvezza, frutto dell’amore eterno per l’umanità.

Cristo vive nella sua Chiesa, suo Corpo mistico: egli il capo delle membra, i c battezzati.

In tale dimensione vanno vissuti i rapporti interpersonali: con “sottomissione” reciproca, ossia con umiltà, senza arroganza né volontà di prevalere “gli uni sugli altri”;   “nel timore del Signore”, cioè secondo la volontà di Dio, Padre di tutti.

Non soltanto rispetto e solidarietà umana, ma anche amore, come lo ha inteso ed insegnato Gesù, cioè per motivo soprannaturale.  

Fondamentali, i rapporti coniugali e familiari. Paolo ne tratta, tenendo conto della mentalità orientale dell’epoca, in particolare i rapporti uomo-donna, padre-figlio, padrone-schiavo: non la contesta – perché sarebbe pedagogicamente prematuro – ma si preoccupa di convincere i cristiani a superarla. Almeno per il momento. Avrà poi opportunità, scrivendo ai Galati, per affermare la pari dignità di ciascuno, senza alcuna supremazia: “tutti voi siete figli di Dio, per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo: Non c’è più Giudeo o greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti siete uno in Cristo” (Gal 3, 26-28).

“Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore”: una sottomissione analoga a quella della Chiesa rispetto a Cristo come suo sposo. L’Apostolo spiega:  “il marito infatti è capo della moglie come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo”.  Un nuovo tipo di rapporto, che non ha nulla a che vedere con la struttura familiare della società greca e romana, nella quale si svolgeva la vita quotidiana di quei cristiani.

“La moglie deve sottomettersi al marito in tutto” , ma con la sottomissione, la umile ed amorosa dedizione con cui la Chiesa si sottomette a Cristo. Perciò nel momento in cui l marito disonora l’immagine di Cristo e si trasforma da “salvatore” in tiranno, la moglie non ha più motivo di sottomettersi al marito. Ed ovviamente – secondo il contesto – ciò vale anche per il marito nei confronti della moglie.

Infatti Paolo prosegue ed approfondisce il pensiero: il marito deve amare la moglie con lo stesso amore che Cristo nutre per la Chiesa, sino a sacrificarsi – “ha dato se stesso” – per lei. La capacità di sacrificarsi costituisce misura dell’amore.

Sia in Grecia che in Oriente il matrimonio, all’epoca, è preceduto dal rito del “bagno nuziale” della sposa, da parte delle amiche o delle ancelle, le quali poi la abbigliano e la conducono allo sposo.

Cristo, con la sua dedizione sacrificante – dice l’Apostolo – ha preparato da sé, non tramite altri,  la Chiesa, sua sposa: “per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua, accompagnato dalla parola”, cioè mediante il Battesimo. 

Il lavacro battesimale purifica gli uomini, li fa Chiesa “gloriosa, senza macchia né ruga né alcunché di simile, ma santa e immacolata”.

Ancora: “i mariti hanno il dovere di amare le mogli, come il proprio corpo”, cioè come se stessi, anzi con lo stesso amore con cui Cristo ama le membra del suo Corpo Mistico,la Chiesa. Poiché le mogli sono membra di Cristo, come tali debbono essere amate.

Se impegnativo è l’ideale proposto alla moglie, assai più ardua è la responsabilità affidata al marito, il quale è chiamato a ricalcare le orme di Cristo.

In questa assimilazione al rapporto Cristo-Sposo della Chiesa-Sposa sta il fondamento più profondo dell’unità – e  quindi della indissolubilità – del matrimonio dei battezzati: è sacramento, cioè segno  tangibile dell’unione soprannaturale – “grande mistero” – tra Cristo ela Chiesa.

I coniugi cristiani hanno la responsabilità di essere immagine visibile, testimonianza dell’amore di Cristo perla Chiesa. Pertanto, come Cristo mai abbandonala Chiesa, divorzia dalla Chiesa – neppure nei momenti di crisi – mai possono divorziare i coniugi, poiché, sposandosi  sacramentalmente, hanno assunto tale impegno. 

 

 

 

Fonte: Il Cittadino
II Lettura di domenica 22 agosto 2021 - Questo mistero è grande: lo lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa.
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