II Lettura di domenica 14 marzo 2021 - Morti per le colpe, siamo stati salvati per grazia.
IV Domenica di Quaresima (Anno B)
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Ef 2,4-10
Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.
Paolo parla della salvezza dell’uomo, come realizzazione unicamente divina. Dio interviene nella vicenda umana, deturpata e deformata, dal peccato originale, prima e dal peccato personale, poi, perché è “ricco di misericordia”: causa e fonte del perdono offerto all’uomo, la salvezza, appunto, è “il grande amore”, che Dio nutre verso l’umanità.
Una salvezza che è risurrezione, trasposizione da una condizione di morte ad una situazione di vita, perché l’uomo peccatore è un essere morto, rispetto alla vita di unione con Dio.
“Gli Israeliti erano persuasi che le tribolazioni, le malattie, l’infelicità, la debolezza, il rigetto, li collocavano già nel regno della morte (Sl 88); per i cristiani una vita costellata di colpe, una esistenza alienata dalla vita divina non è vita, ma morte (cfr. Rm 6,11; 13; 8,10; Cl 2,13). La morte spirituale è valutata come alienazione da Dio, che è la fonte della vita; la morte fisica ne è la labile estrinsecazione” (E. Peretto).
La risurrezione di cui l’Apostolo parla, non è metaforica, ma effettiva, giacché il cristiano, tramite il Battesimo è unito, anzi incorporato a Cristo e quindi pure partecipe della sua risurrezione: il battezzato, il salvato “rivive con Cristo”, poiché “con lui è stato risuscitato” da Dio. Un evento di “grazia”.
L’Apostolo ribadisce più volte la “straordinaria ricchezza di grazia”, con cui Dio – mosso dalla “sua bontà” – viene incontro all’uomo. E la esprime con forme verbali del passato, considerandola ormai compiuta; non, però, nel senso che il battezzato sia ormai definitivamente esente dal peccato, ma nel senso che il Battesimo situa l’uomo nella dimensione della salvezza, in cui egli deve tuttavia mantenersi. Il cristiano è inserito nella salvezza, ma – poiché continua a vivere nel pericolo di uscirne, di rifiutarla – essa costituisce una condizione dinamica, non cristallizzata. Una salvezza di valenza perenne: resta “nei secoli futuri”, anche come testimonianza della dovizia divina.
Di “questa grazia” l’uomo usufruisce “mediante la fede”, ma – precisa Paolo – anche la fede “è dono di Dio”, non risultato di ragionamenti umani (seppure in armonia con le esigenze di logicità e di ragionevolezza dell’uomo).
L’uomo viene inserito nella dimensione della salvezza e ne fruisce, a condizione che si renda disponibile al duplice dono di Dio: la fede e la grazia. L’uomo non può salvarsi da sé, ma può non frapporre ostacolo tra sé e la salvezza che “il grande amore” di Dio “ricco di misericordia”, gli offre in dono.
Né c'è differenziazione tra gli uomini: nessuno può vantarsi della salvezza rispetto ad altri, perché le opere umane – anche se naturalmente, umanamente rette – sono ad essa inadeguate.
Nessuna opera buona umana ha titolo di merito per la salvezza: altrimenti gli uomini “morti per i peccati” potrebbero risuscitare se stessi. La risurrezione può venire soltanto da Dio, quale seconda creazione. E con tale risurrezione Dio, allora, “predispone” anche le opere buone da compiersi, in seguito, per continuare a fruire della salvezza. Ossia la salvezza ha lo scopo di dare valenza soprannaturale alle opere buone, compiute dal battezzato, il quale per opera di Dio “è creato in Cristo Gesù” . “Le opere buone non sono il principio, ma il fine dell'esistenza umana” (Schlier).
L’uomo è salvato, risuscitato con Cristo e in Cristo, quindi nuovamente creato, per compiere il bene che Dio gli predispone da compiere.
Tutto è frutto dell’amore di Dio: la salvezza e l’offerta delle opere buone da compiere come salvati; “siamo infatti opera sua, creati in Cristo, Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo”.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento