I lettura di domenica 9 luglio
Anno A - XIV Domenica del Tempo Ordinario
Così dice il Signore:
«Esulta grandemente, figlia di Sion,
giubila, figlia di Gerusalemme!
Ecco, a te viene il tuo re.
Egli è giusto e vittorioso,
umile, cavalca un asino,
un puledro figlio d'asina.
Farà sparire il carro da guerra da Èfraim
e il cavallo da Gerusalemme,
l'arco di guerra sarà spezzato,
annuncerà la pace alle nazioni,
il suo dominio sarà da mare a mare
e dal Fiume fino ai confini della terra».
Il brano è in poesia: due strofe con espressioni profetiche, pregnanti di significati e particolarmente gioiose per l’ingresso del re a Gerusalemme o Sion. Sion è l’altura della città santa, su cui Salomone ha edificato il tempio. “figlia di Gerusalemme” e “figlia di Sion” sono perifrasi tipiche della lingua ebraica, che indicano la popolazione della città, conferendole nel contempo una nota augurale di freschezza giovanile e di avvenenza. Motivata dall’evento che viene annunciato.
È Jahvé che invita la popolazione di Gerusalemme ad “esultare grandemente” e ad acclamare con entusiasmo – “giubilare” – perché arriva “il suo re”: colui il quale – gli israeliti lo sanno – ha la responsabilità di governare a nome di Dio, vero Re di Israele, “sul cui trono siede”, rappresentativamente, il monarca. Ma esultanza e giubilo soprattutto per le doti che distinguono questo re: “giusto”, cioè fedele alla legge divina; “vittorioso”, mai sconfitto; “umile”, diversamente da altri capi, tracotanti, boriosi, assetati di trionfi.
L’umiltà di questo re è rimarcata dalla cavalcatura: “un asino, un puledro figlio d’asina”.
E’ possibile pure intravedere, in queste parole, un’allusione alla benedizione che Giacobbe aveva impartito a Giuda, in prospettiva messianica: “Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del suo comando tra i suoi piedi, finché non verrà colui al quale esso appartiene, al quale andrà l’obbedienza dei popoli. Egli lega alla vite il suo asinello e ad una vite scelta il figlio della sua asina” (Gn 49, 10).
L’asino, all’epoca, non è cavalcatura dei poveri, bensì simbolo di benessere ed anche di pacificità, in contrapposizione ai cavalli, che vengono adottati per la guerra.
“L’arco di guerra sarà spezzato”, perché ogni strategia bellica sarà bandita dal nuovo re, il quale “annunzierà la pace”, non soltanto per Israele, ma anche “alle genti”, agli stranieri: dunque pace universale, poiché la sua signoria, “il suo dominio sarà da mare a mare e dal fiume [l’Eufrate, confine di Israele] sino ai confini della terra”. Citazione, pressoché letterale, del Salmo 71,8: “dominerà da mare a mare, dal fiume sino i confini della terra”. Un salmo che parla del Re-Messia, come al Re-Messia è si riferisce il brano profetico di Zaccaria.
In effetti, l’evangelista Matteo citerà, esplicitamente, lo scritto di Zaccaria, per connotare l’ingresso di Gesù a Gerusalemme:“Questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta: Dite alla figlia di Sion: Ecco, il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma”(Mt 21, 4).
La Chiesa ne fa memoria nella liturgia della domenica delle Palme.
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