La parola
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I lettura di domenica 2 luglio

Anno A - XIII domenica del Tempo Ordinario

I lettura di domenica 2 luglio

Dal secondo libro dei Re
2Re 4,8-11.14-16a

Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c’era un’illustre donna, che lo trattenne a mangiare. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei.
Ella disse al marito: «Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. Facciamo una piccola stanza superiore, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere; così, venendo da noi, vi si potrà ritirare».
Un giorno che passò di lì, si ritirò nella stanza superiore e si coricò. Eliseo disse [a Giezi, suo servo]: «Che cosa si può fare per lei?». Giezi disse: «Purtroppo lei non ha un figlio e suo marito è vecchio». Eliseo disse: «Chiamala!». La chiamò; ella si fermò sulla porta. Allora disse: «L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stingerai un figlio fra le tue braccia».

E liseo, il profeta successore di Elia, è spesso in viaggio. Quando scende dal monte Carmelo, verso Abel-Mecola, suo paese d’origine, fa tappa volentieri a Sunem – oggi Solem, sulla pianura di Izreel, su cui si trova anche la fortezza di Meghiddo, una dozzina di km a sud di Nazareth – e, cedendo “all’insistente invito” di una ricca signora, ha cominciato a fermarsi a pranzo. Una consuetudine che ha fatto sorgere nella donna il desiderio di offrire al profeta, con il permesso del marito, ospitalità completa, facendo erigere sul tetto della casa (ove solitamente sta una tenda o una copertura di frasche, soprattutto nella “Festa delle Capanne”) un locale “in muratura”, arredato con “un letto” (mentre normalmente gli orientali, specialmente se in viaggio, dormono in terra, avvolti nel mantello), “un tavolo, una sedia e una lampada”. Un arredo di tutto rispetto, adeguato ad “un uomo di Dio”, quale è il profeta, definito pure “santo”, oltre che per la sua dirittura morale, anche perché abituato a vivere “separato” dagli altri, in “ritiro” contemplativo con Dio. La donna sunamita si ritiene onorata di ospitare Eliseo, ma non intende interferire nelle sue abitudini: si premura che “si possa ritirare”.
In una di queste soste, considerando la benevolenza generosa della sunamita, il profeta consulta Giezi, il servo sul modo di esprimerle gratitudine.
Il servo fa notare ad Eliseo che la donna è facoltosa, ma, “purtroppo”, non ha avuto il dono della maternità – la ricchezza più grande per una donna ebrea – ed ormai non c’è più speranza, poiché anche il marito “è vecchio”.
La sunamita, chiamata dal servo, sale da Eliseo, ma, per rispetto verso “l’uomo di Dio” ed il suo “ritiro”, sebbene sia in casa propria, “si ferma sulla porta”.
Là, sulla porta, riceve la più splendida notizia di tutta la sua esistenza: “L’anno prossimo – le annuncia Eliseo – in questa stessa stagione, terrai in braccio un figlio”.
Una promessa precisa, inequivocabile, che il profeta, ovviamente, non può fare, se non per rivelazione di Dio.
Le parole sono le stesse che erano state dette, dai misteriosi viandanti, a Sara, moglie di Abramo, allorché anche a lei, sterile e vecchia, era stata promessa la nascita di Isacco (Gn 18,10). La promessa si realizzerà. Puntualmente.

Fonte: Il Cittadino
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