3a domenica del Tempo Ordinario - anno A, Matteo 4,12-23
Gesù luce del mondo
Con questa domenica iniziamo la lettura quasi continua del vangelo che ci accompagna in questo anno liturgico, il vangelo di Matteo: dopo i primi capitoli, dedicati alle 'origini' di Gesù, Messia e Figlio di Dio (1-2), al ministero di Giovanni Battista, culminato nel battesimo del Signore (3) e alle tentazioni vissute da Gesù nel deserto (4,1-11), Matteo, seguendo l'ordine della narrazione di Marco, delinea la prima attività di Cristo, nel territorio della Galilea.
Con questa domenica iniziamo la lettura quasi continua del vangelo che ci accompagna in questo anno liturgico, il vangelo di Matteo: dopo i primi capitoli, dedicati alle 'origini' di Gesù, Messia e Figlio di Dio (1-2), al ministero di Giovanni Battista, culminato nel battesimo del Signore (3) e alle tentazioni vissute da Gesù nel deserto (4,1-11), Matteo, seguendo l'ordine della narrazione di Marco, delinea la prima attività di Cristo, nel territorio della Galilea. Un primo dato significativo è proprio la scelta che Gesù fa di questa terra, come luogo della sua opera e degli inizi di quella comunità che si costituirà intorno a Lui; riprendendo con una certa libertà un testo d'Isaia (Is 8,23-9,1), l'evangelista evoca il territorio abitato dalle due tribù di Zà bulon e di Nèftali, territorio di confine, lontano dal centro religioso di Gerusalemme, territorio che ha conosciuto l'invasione e la devastazione antica da parte degli Assiri, dove abitano insieme ebrei e appartenenti ad altri popoli vicini. Questa terra di passaggio, marginale rispetto al cuore d'Israele, è scelta da Gesù come la terra del suoi primi incontri, con le folle e con i discepoli, che immediatamente va e cercare e a chiamare lungo le rive del lago: non a caso, sarà in Galilea che il Risorto darà appuntamento ai suoi, e il racconto di Matteo si conclude proprio su un monte di questa terra, nella grande apparizione del Signore agli undici (Mt 28,16-20). Fin dall'inizio, Gesù sceglie d'incontrare gli uomini, iniziando da coloro che sono 'lontani', lui che è inviato alle 'pecore perdute della casa d'Israele' (Mt 10,6), ha come orizzonte le nazioni, che saranno chiamate ad essere discepole dell'unico Signore: il popolo che in lui potrà vedere la grande luce, preannunciata dal profeta, è certo Israele, ma questa luce inizia a farsi strada nella Galilea delle genti, come avvenimento di speranza e di salvezza per tutti, per noi che non apparteniamo al popolo della promessa e che, attraverso Cristo, entriamo nell'eredità dell'Alleanza. Fin dal primo apparire, Gesù si pone in un rapporto di continuità e di novità con chi lo ha preceduto, in particolare con l'ultimo profeta, Giovanni. Le parole della predicazione sono infatti le stesse di Giovanni: 'Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino' (Mt 3,2; 4,17), e provocano ad un cambiamento di mentalità , ad un giudizio nuovo, per l'avvicinarsi del Dio che domina e che salva; tuttavia, a differenza di Giovanni, Gesù mette al centro della sua chiamata se stesso, tanto che sceglie alcuni e li chiama a lasciare tutto, le reti, simbolo del loro lavoro, e la barca, con il padre, per stare con lui, per venire dietro a lui: 'Seguitemi, vi farò pescatori di uomini'. Matteo nel delineare schematicamente la chiamata delle due coppie di fratelli, Simone ed Andrea, Giacomo e Giovanni, evidenzia che con Gesù è in atto un evento nuovo, che partecipa della stessa potenza di Dio: la sua parola, che accompagna il suo sguardo d'elezione, ha la stessa forza della parola di Dio, compie ciò che ordina, sembra travolgere il cuore degli uomini chiamati, così come accadeva ai profeti; e soprattutto, fin dall'inizio, Gesù invita i suoi a mettersi in cammino dietro a lui, non per imparare una dottrina, per diventare esperti della Legge, ma per aderire alla sua persona e partecipare alla sua missione, divenendo con lui 'pescatori d'uomini'. Questo è un tratto originale di Gesù, che lo differenzia da Giovanni, da ogni profeta, e che impedisce di considerarlo un semplice 'rabbì' d'Israele: in nuce, si mostra già Dio nella persona del suo Figlio, qui c'è qualcosa di nuovo e d'inaudito, rispetto alle attese di quegli uomini. Ma qui c'è indicata l'essenza più semplice e più profonda dell'avventura di essere cristiani, ieri, come oggi, cioè, essere uomini e donne, raggiunti e toccati dall'incontro con una Presenza che è capace di destare un'attrattiva totale, legando il nostro cuore e la nostra vita a Lui: in quelle prime parole, rivolte ai discepoli, e che suppongono già una relazione in atto, 'Venite dietro a me', c'è tutto il cristianesimo, c'è la radice di ogni cammino di santità e di fecondità vera nella vita.
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