Recovery Fund: l’Italia saprà spenderlo?
Si dia ossigeno al tessuto industriale e alla creazione di posti di lavoro
L'Italia si trova in un momento cruciale in cui devono essere prese importanti decisioni per il futuro: decisioni che per poter garantire un paese più giusto e sostenibile per le nuove generazioni dovranno basarsi su investimenti nella ripresa e nella resilienza. Le linee guida per l'accesso al Piano per la Ripresa e la Resilienza sottolineano in modo molto chiaro che i paesi membri, per vedere approvati i loro piani per il Next Generation Eu Fund, dovranno fare in modo che siano basati sulla transizione energetica, la lotta alle disuguaglianze e la formazione continua.
L'Ocse ha diffuso a Parigi le prospettive economiche intermedie con una stima per l'Eurozona di un calo del Pil del 7,9 % e per l'Italia del 10,5 %. In Germania è previsto quest'anno un calo del Pil del 5,4 %, in Francia il dato dovrebbe attestarsi al 9,5 % mentre a livello globale l'atteso crollo del Pil causato dalla pandemia da Covid 19 si è attenuato al 4,5%.
L'Ocse segnala che sulle prospettive della ripresa persiste una "considerevole incertezza" a causa dei dubbi sull'evolversi della pandemia e sulla data dell'avvio del vaccino di massa che prudenzialmente è stata stimata alla fine del 2021. L'Ocse suggerisce quindi che "Il sostegno alla politica fiscale, monetaria e strutturale deve essere mantenuto per preservare la fiducia e limitare l'incertezza.
Il governatore della Banca D'Italia Ignazio Visco ha ribadito che ci troviamo in una "Crisi pesantissima globale con conseguenze gravissime e difficili da valutare" e che le prospettive di ripresa sono "incerte, e questo incide negativamente sulla spesa delle famiglie e sulle imprese". Per questo il Recovery Fund rappresenta un'occasione importante da non sprecare. I benefici che l'Italia potrà trarne dipenderanno dalla capacità di proporre interventi mirati e coerenti con gli obbiettivi e i requisiti del programma e di attuarli in tempi rapidi e senza sprechi. Si potranno così anche porre le condizioni per conseguire un progressivo e continuo riequilibrio dei conti pubblici, evitando che il maggiore indebitamento finisca per aggravare i problemi del paese.
Il nostro esecutivo sembra però non comprendere questo chiaro quadro all'interno del quale sarebbe necessario muoversi, con i ministri che presentano progetti che richiederebbero risorse per 700 miliardi di euro anzichè i 209 previsti dal Recovery Fund. Le proposte hanno spesso nomi altisonanti, obbiettivi futuribili e dalla realizzabilità assolutamente incerta potremmo dire in sintesi che siamo di fronte al solito "assalto alla diligenza".
Il ministro del Tesoro e Palazzo Chigi dovranno cominciare ad analizzare oltre 500 proposte che spaziano dalle "Foreste urbane resilienti" alla "transizione verso i veicoli connessi e automatizzati" o alla trasformazione di una torre delle Poste all'Eur in un centro di smartworking con alto risparmio energetico e sostenibilità per un investimento di 50 milioni di euro. Da non dimenticare il piano da 3,5 miliardi di euro per creare una "Space economy" che punta a sviluppare le infrastrutture spaziali o il progetto "Costellazione satellitare" che punta a monitorare la terra con un piano di 36 satelliti tricolori per garantire 5G e banda larga.
In questa situazione è evidente come il governo stia rischiando di intraprendere un percorso che non porterà il nostro paese da nessuna parte ma finirà solo per gravarlo di ulteriori debiti senza creare nessun meccanismo virtuoso per una ripresa economica e sociale disperdendo le risorse disponibili in miriadi di progetti e progettini che resteranno in gran parte non realizzati. La priorità è ricreare un tessuto industriale produttivo aiutando l'industria primaria che sola può garantire la linfa vitale indispensabile al comparto secondario ed al terziario. E' necessario comprendere che le risorse devono essere investite per creare posti di lavoro e riattivare una produzione industriale che su vaste aree del paese è ormai azzerata.
Gli ultimi dati dell'Inps indicano che il reddito di cittadinanza viene erogato a 1,3 milioni di nuclei familiari, coinvolgendo complessivamente oltre 3 milioni di persone, ed è in crescita del 23 % rispetto al dato di gennaio 2020 in termini di nuclei familiari e del 20 % in termini di persone coinvolte. Si tratta di una misura emergenziale indispensabile nel breve periodo ma che in prospettiva, gestita nel modo attuale, porterà però solo alla distruzione di risorse senza alcun progetto per il futuro visto che ,contrariamente alle solite rosee speranze dei politici, il Reddito di cittadinanza non ha prodotto posti di lavoro e opportunità di crescita se non la sistemazione dei famosi "navigator" che si sono trasformati nell'ennesima voce di costo della macchina pubblica che i nostri figli e nipoti dovranno sostenere.
La sfida è riuscire a capire in tempo che le proposte del nostro paese in Europa dovranno essere poche, chiare e finalizzate a risolvere i problemi endemici del nostro paese, dalla sanità alla giustizia, e a mettere in moto la nostra economia. Il Parlamento è chiamato a vigilare affinchè non venga perso tempo prezioso e non si corra il rischio di presentarsi a Bruxelles con un confuso libro dei sogni che nel tempo significherebbe perdere gran parte di quelle risorse economiche sono invece indispensabili per l'Italia.
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