Italia: sospesa fra aiuti UE, pandemia e mancanza di lavoro
Nella Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza gli impegni del Governo per aziende ed economia
Lo scontro tra il Parlamento europeo ed i governi nazionali sul bilancio Ue 2021-2027, la cui approvazione è precondizione all'approvazione del Recovery Fund, ha raggiunto livelli impensabili e non compatibili con la dichiarata volontà di uscire dalla crisi dovuta al Covid19 più uniti e solidali; tale scontro sembra dimostrare che l'intenzione sia quella di creare un nuovo assetto in cui i paesi più ricchi tenteranno di sopraffare quelli più deboli e fragili.
La situazione nel corso delle trattative tra i negoziatori a Strasburgo e la presidenza tedesca dell'Ue è diventata così difficile che il portavoce dell'Eurocamera ha dichiarato, con inusuale durezza: "I colloqui sono interrotti", ricordando anche che la situazione è già molto difficile sulle norme che dovranno regolare il rispetto dello stato di diritto per avere la possibilità di accedere ai finanziamenti europei.
Il negoziato che sta mettendo a nudo tutte le fragilità di un'Unione dove alle parole, sempre molto propositive, non seguono quasi mai i fatti, si sviluppa su tre direttrici che devono trovare un punto di sintesi comune partendo dal Recovery Fund per passare al Bilancio settennale da oltre 1000 miliardi di euro, per finire con le norme sullo stato di diritto che si stanno rivelando uno dei principali temi di scontro.
Le difficoltà nel trovare un'intesa sono purtroppo ben rappresentate da quanto dichiarato dal portavoce del Parlamento europeo Jaume Duch che ha sottolineato: "I colloqui sul bilancio sono interrotti: senza una valida proposta da parte della presidenza è impossibile andare avanti" e purtroppo ancora una volta, di fronte al ripresentarsi della pandemia da Covid19 con effetti che potrebbero essere ulteriormente devastanti per l'economia, dobbiamo constatare che il problema principale dei nostri rappresentanti è quello di difendere interessi e privilegi dei singoli paesi e perdere tempo prezioso per arginare gli effetti del virus e delle sue conseguenze sulla popolazione.
Sembra che l'emergenza abbia cambiato il volto dell'Europa con il patto di stabilità sospeso, i vincoli agli aiuti di stato allentati, la Bei ricapitalizzata ed un piano di politica fiscale più strutturato, ma i fatti dimostrano il contrario e quindi l'Italia deve pensare con grande attenzione a quando finirà questa tregua sui mercati e ci troveremo ad affrontare enormi problemi: nel 2022 il nostro paese dovrà crescere almeno del 3 %, ben al di sopra del nostro potenziale, per mantenere gli impegni presi nella Nadef e se non riusciremo ancora una volta a rispettare quanto promesso perderemo di nuovo la riconquistata credibilità, senza dimenticare che saremo giudicati anche sulla capacità di investire in modo efficace i soldi del Recovery Fund per il rilancio e lo sviluppo dell'economia.
Gli impegni assunti dal nostro esecutivo nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, pur lasciando aperte molte zone d'ombra con indicazioni di massima sul versante delle spese che saranno previste nella prossima manovra di bilancio, sono molto importanti, dal sostegno al sistema produttivo, al rientro del debito ed alla riforma fiscale, che dovrebbe essere affidata ad una legge delega per la quale sono previsti tempi molto lunghi e comunque un orizzonte temporale tra il 2022 ed il 2023.
Ancora una volta torna di moda la "spending review", che dovrebbe liberare fondi per costruire il futuro ma che fino ad oggi si è rivelata solo un libro di belle parole da spendere, di volta in volta, dai potenti di turno senza ottenere alcun risultato.
Il nostro paese è afflitto sempre dagli stessi problemi con una burocrazia lenta e costosissima, un apparato del potere altrettanto costoso con migliaia di posti di lavoro ridondanti ed inutili e spesso riservati ad amici e parenti ed iniziative nate sotto i migliori auspici ma poi abbandonate che non portano ad alcun risultato se non ad un aggravio di costi per la macchina dello stato.
Il programma Garanzia Giovani che è stato rifinanziato con 2,8 miliardi di euro si è rivelato l'ennesimo flop in cui si usano gli stage al posto dei contratti a termine con molti inserimenti in aziende poco propense ad assumere.
Lo stage di Garanzia giovani spesso diventa un comodo sistema per offrire a chi deve fare il suo primo inserimento nel mondo del lavoro una paga irrisoria e per non applicare i minimi retributivi previsti dai contratti.
E' necessario selezionare solo tirocini e corsi che possano offrire reali opportunità di lavoro, tenendo conto che oggi solo un modestissimo 1,7 % viene accompagnato al lavoro e che molto spesso gli stage sono destinati a commesse e banconiste, trasformando opportunità di lavoro a termine in un'occupazione semigratuita alterando, tra l'altro, le regole del mercato del lavoro.
E' necessario ed urgente capire che i nostri partner europei pretenderanno da noi il rispetto degli impegni presi e che l'Italia dopo la pandemia dal punto di vista economico e finanziario sarà ancora più debole con un debito pubblico elevatissimo ed un Pil che farà un'enorme fatica per crescere.
Il nostro governo deve impostare un percorso che segni una svolta netta rispetto al passato, abbandonando tutte le cattive abitudini e offrendo un segnale vero di cambiamento.
Primo banco di prova è il caso Alitalia, con la partenza della newco, dopo le ultime minacce da parte della Commissaria europea Margrethe Vestaher esasperata dai continui ritardi e rinvii del nostro esecutivo.
L’Italia dovrà dimostrare di essere in grado di perseguire un chiaro programma industriale e strategico e di non trasformarsi in una nuova fonte di perdite e debiti che in ultima istanza graverebbero ancora una volta su tutti i cittadini.
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