Decreto “Rilancio”: misure sufficienti per farci ripartire?
In Italia forte calo della produzione industriale; annunciato un decreto "semplificazioni" per rilanciare il Paese
La presidente dalla Bce Christine Lagarde al termine dell'ultimo consiglio direttivo ha confermato che la stima della contrazione nell'Eurozona, a seconda della gravità e della durata della pandemia, oscilla tra il 5 ed il 15 %; Lagarde ha sottolineato che, tenuto conto dell'elevata incertezza riguardo la durata della pandemia, è difficile prevedere la probabile portata e durata dell'imminente recessione e della successiva ripresa, e confermato: “Probabilmente il periodo peggiore sarà quello compreso tra aprile e giugno e l'area della moneta unica sta affrontando un crollo economico che per entità e rapidità non ha precedenti in tempo di pace". La Bce ha anche ribadito che con l'inflazione crollata allo 0,4 % nel mese di aprile, il mercato del lavoro in rapido peggioramento, gli ordinativi dall'estero per il nostro paese che hanno toccato il 18,9 rispetto al 49,5 registrato in gennaio e gli indicatori dei consumi precipitati di 22,7 punti in aprile, avvicinandosi ai minimi storici che erano stati toccati nel marzo del 2009, lo scenario per l'Italia è estremamente difficile anche a causa del debito pubblico destinato ad arrivare al 160%.
L'Istat ha diffuso il dato sulla produzione industriale nel mese di marzo registrando un calo del 28,4% rispetto a febbraio, che ha colpito in particolare i settori della fabbricazione dei mezzi di trasporto (-52,6 %), le industrie tessili e quelle dell'abbigliamento (-51,2 %) e registrato anche un calo nei consumi di energia superiore al 10 per cento.
Massimiliano Dona, presidente dell'Unione nazionale consumatori, ha dichiarato che siamo di fronte ad una disfatta: “Il coronavirus ha travolto le nostre industrie producendo un tracollo record.
Un vero e proprio terremoto che ha abbattuto il nostro sistema industriale".
Purtroppo anche in questo caso è emerso come il calo nel nostro paese sia stato molto più marcato rispetto agli altri partner europei con la Francia che si è fermata ad un - 16%, la Spagna ad un -12 % e la Germania che è riuscita a restare sotto al 9%.
In questo scenario difficile le associazioni imprenditoriali di Italia (Confindustria), Germania (Bdi) e Francia (Medef) hanno scritto un appello unitario rivolto ai rispettivi governi e alle istituzioni europee chiedendo "Una risposta ambiziosa e senza precedenti per la ripresa, con solidarietà, sostenibilità e digitalizzazione tra le priorità".
Il varo del nuovo decreto "Rilancio" ha messo ancora una volta in evidenza la debolezza della azioni messe in campo dall'esecutivo, sempre ammesso che poi diventino operative e non accada quanto già successo con il famoso aiuto alle micro e piccole imprese che ad oggi non hanno visto un euro dei venticinquemila che erano stati loro promessi e che avrebbero dovuto essere erogati immediatamente, con un intervento da 55 miliardi di euro.
Tania Sacchetti, che all'interno della Cgil nazionale segue il mercato del lavoro, ha sottolineato come "La manovra da 55 miliardi approvata dal governo ha l'obiettivo di salvare per queste settimane tutto il lavoro che c'era prima della crisi", ma non chiarisce in alcun modo che cosa succederà dopo quando, finito l'effetto delle coperture ed in particolare della Cassa integrazione in deroga, molti lavoratori saranno licenziati a causa della crisi economica e della recessione.
In questa situazione diventano molto importanti e decisivi i mesi che abbiamo davanti, in cui il nostro esecutivo dovrà finalmente decidere una manovra di investimenti e sviluppo che permetta una reale ripartenza e che includa anche un imponente piano di rinnovo e sviluppo delle infrastrutture.
In un contesto post pandemia in cui si stima che la popolazione a rischio povertà o esclusione sociale possa raggiungere il 27,3 %,e quindi 16 milioni e quattrocentomila individui, è necessario agire con determinazione e rapidità.
Il premier Giuseppe Conte ha dichiarato: "Non possiamo continuare a mettere soldi a pioggia e basta. Anche perchè a questo punto non avrebbe senso limitarci a spendere tutte le risorse residue che abbiamo. Dobbiamo puntare sulla riforma del sistema Paese. Per me la fase due è questa".
Per questo Conte ha dichiarato di voler approvare subito un "Decreto semplificazioni" che possa "far correre il Paese".
Il problema è però passare dalle parole ai fatti e quanto accaduto fino ad oggi dallo scoppio della pandemia rende molto difficile credere che ci sia la volontà reale di un cambio di passo; il timore è che tutto si fermi ai proclami ed agli slogan che hanno caratterizzato tutto il periodo della crisi da Covid19.
Le promesse fatte sono state tante, dalle mascherine a 50 centesimi mai arrivate alla Cassa integrazione in deroga che milioni di lavoratori non hanno ancora ricevuto.
Ma i fatti sono stati pochi e in un'Italia con un debito pubblico destinato ad arrivare al 160% non possiamo stare tranquilli dato che la sostenibilità del debito dipende dalla differenza tra il tasso di crescita del Pil ed il tasso di rifinanziamento e quindi se da una parte è necessario agire per una forte ripresa e crescita, dall'altro è necessario tenere sotto controllo il cosiddetto premio a rischio e cioè la remunerazione oltre il tasso sicuro che gli investitori chiedono per intraprendere un investimento rischioso.
Lo spread tra Btp e Bund tedeschi si è ormai stabilmente attestato intorno ai 240 punti base, con un incremento di oltre 100 punti rispetto al periodo antecedente alla crisi, e si tratta di un livello che il nostro paese, con un indebitamento pubblico enorme, non può sostenere in nessun modo anche perchè il maggior esborso per interessi passivi al servizio del debito eroderà ulteriori risorse che avrebbero potute essere investite per il rilancio del paese e la protezione delle fasce più deboli della popolazione.
Il tempo che rimane è pochissimo e serve una presa di responsabilità seria da parte dell'esecutivo e del parlamento per evitare che alla crisi sanitaria segua un dramma economico ancora più grave.
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