Verso le elezioni europee. Un voto per mettere in sicurezza l'Europa
Per preservare la democrazia da autocrazie e dittature
Forse non siamo ancora all’allarme lanciato dall’autore del “Piccolo principe”, Antoine de Saint-Exupéry quando, in altri tempi turbolenti del secolo scorso, ci avvertì che “il problema non è tanto quello di sapere quale sarà il nostro futuro, ma se avremo ancora un futuro”, ma questo non ci impedisce di interrogarci che ne sarà domani della nostra Europa.
Che la nostra “casa comune” sia minacciata da più parti è sotto gli occhi di tutti, dalle guerre che premono ai suoi confini alle crisi sociali ed economiche che la stanno logorando al suo interno, dai movimenti nazional-populisti che la minano all’interno, dalla crisi demografica che ne indebolisce la vitalità ai rischi mortali che corre il Pianeta dove l’Europa è uno degli ospiti.
Quanto basta e avanza per fare quadrato e proteggere la straordinaria avventura di pace e benessere che ha segnato gli oltre settant’anni di vita della costruzione comunitaria, ma anche per incoraggiarla a fare di più e meglio se non con tutti i suoi 27 Paesi membri, almeno con chi ci sta.
Per non consentire a chi vuole tornare indietro agli staterelli-nazione, con il risultato di affondare a poco a poco la barca su cui navighiamo in acque tempestose, non resta che aprire un nuovo cantiere per rifondare progressivamente l’edificio europeo, su basi solide e con ambienti accoglienti, in un condominio che, per ridurne la litigiosità, ha bisogno di regole, non troppe ma chiare, da tutti rispettate.
E’ in gioco con la sicurezza dell’Europa, anche la nostra convivenza civile e per raggiungere l’obiettivo sarà importante mettere mano a una manutenzione straordinaria della macchina istituzionale e alle politiche UE, perché sarà decisivo fare meglio funzionare le politiche comuni esistenti e ampliarle per rispondere alle nuove sfide in atto.
Il pensiero va prioritariamente a una politica comune della difesa e a un futuro esercito europeo, come uno strumento in grado anche di sviluppare una più coraggiosa “autonomia strategica” in seno alla NATO, per poi ripensare un’alleanza militare nella nuova configurazione mondiale dove sono presenti rischi che non abbiamo visto venire, cresciuti pericolosamente in questi ultimi tempi.
Nello stesso tempo è indispensabile mettere in sicurezza la democrazia, minacciata non solo da diffuse autocrazie e dittature, oggi prevalenti nel mondo, ma anche nel tessuto politico dei nostri Paesi e nell’UE, dove molte regole si vanno sfilacciando, dal diritto internazionale al dialogo tra i poteri dello Stato, con frequenti prevaricazioni del potere esecutivo su quello parlamentare e giudiziario.
Contribuirà anche a garantire maggiore sicurezza una politica lungimirante di salvaguardia ambientale del Pianeta e di accoglienza per i migranti: una sicurezza per loro, evitandogli di annegare nel Mediterraneo e per noi, che di loro abbiamo bisogno, per il futuro del nostro sistema di welfare e del nostro mercato del lavoro, sempre più scoperto in molti settori.
Mettere in sicurezza l’Unione significa anche mettere in sicurezza i conti, quelli delle finanze pubbliche nazionali, in particolare quelli dell’Italia schiacciata da un enorme debito pubblico, ma anche quelle del bilancio comunitario, oggi esangue e che sarà inevitabile rafforzare per dare gambe alle politiche UE e preparare gli impegnativi allargamenti dell’Unione che ci aspettano nel prossimo decennio.
Infine, ma non ultimo, rifondare l’Unione significa soprattutto mettere in sicurezza i suoi valori fondativi, quelli all’origine della straordinaria avventura di una riunificazione pacifica del continente, ripresi all’art. 2 del Trattato di Lisbona, attualmente in vigore: “L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze”.
Non c’è bisogno di inventare l’acqua calda, basta impedirle di raffreddarsi perché possa continuare ad scaldare – e in futuro molto di più – la nostra vita nella famiglia europea.
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