Mattarella a fine anno: "L'Italia vera è quella dell'altruismo e del dovere"

Futuro e speranza sono le due parole ricorrenti del discorso di fine anno di Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato, rivolgendosi alla nazione, non si rassegna alla retorica del declino inesorabile su cui si specula per coltivare paura e rancore e costruire su di essi un consenso in negativo. “Vi è un’Italia, spesso silenziosa, che non ha mai smesso di darsi da fare”. 

Le risorse “di umanità, di ingegno, di capacità di impresa” , sono il cardine dell'Italia; bisogna “creare le condizioni che consentano a tutte le risorse di cui disponiamo di emergere e di esprimersi senza ostacoli e difficoltà”. Questo richiede “spirito e atteggiamento di reciproca solidarietà” perché si tratta di una sfida che non si può affrontare se non “insieme”: Nord e Sud, giovani e anziani.

Per contribuire a mantenere un clima di fiducia, il Capo dello Stato ha auspicato un buon funzionamento delle istituzioni, “assicurando decisioni adeguate, efficaci e tempestive sui temi della vita concreta dei cittadini”, perché “la democrazia si rafforza se le istituzioni tengono viva una ragionevole speranza”.

Quindi Mattarella ha ricordato alcune figure eroiche di questo ultimo anno: i tre vigili del fuoco morti vicino ad Alessandria nell’esplosione di una cascina provocata per truffare l’assicurazione, e il sindaco di Rocca di Papa, morto nell’incendio del suo municipio dopo aver atteso che tutti gli altri si mettessero in salvo.

Questa Italia torna nel saluto che Mattarella rivolge a Papa Francesco, “vescovo di Roma, che esercita il suo alto magistero con saggezza e coraggio e che mostra ogni giorno di amare il nostro Paese, a partire da coloro che versano in condizioni di bisogno e da chi, praticando solidarietà, reca beneficio all’intera comunità civile”.

Infine un riferimento ai giovani e alle famiglie italiane: è necessario investire di più e meglio.