L'Europa teme per il futuro dell'Italia
Il prolungarsi dei tempi nella formazione del Governo fa preoccupare Bruxelles
A Bruxelles i sentimenti più diffusi sono quelli di forte sorpresa, smarrimento e grande preoccupazione di fronte al tentativo di far nascere un governo a guida Salvini-Di Maio che hanno basato la loro campagna elettorale su una politica di presa di distanza da Bruxelles in particolare sui temi economici e sull'immigrazione.
Soltanto due settimane fa , in un incontro a porte chiuse a Tallinn, il tedesco Wolfang Schaeuble si domandava "Ma in Italia è davvero possibile la formazione di un governo populista a guida antieuropea? Siamo Molto preoccupati..." e le cancellerie europee hanno fatto filtrare il loro timore che "ora si rischi di perdere altri sei mesi nel percorso delle riforme europee".
Se da un lato la reazione dell'Unione sarà ragionevolmente improntata al massimo pragmatismo per mettere alla prova il nuovo esecutivo cercando di creare meno scossoni possibili e pesando le decisioni che verranno prese dal nuovo governo dall'altro lato quanto sta accadendo in Italia, in questo snodo fondamentale per l'Unione, causerà necessariamente una brusca frenata in occasione del Consiglio europeo di giugno durante il quale saranno rinviate ancora una volta le decisioni attese da anni in modo da non mettere in difficoltà il nostro paese su migranti e riforme dell'eurozona con il rischio di dare ancora più forza alle componenti politiche più populiste anche in vista delle prossime elezioni europee.
Sul tema dei rifugiati si litiga da anni e si discute della riforma di Dublino e delle nuove regole per l'accoglienza ma la presidenza di turno dell'Unione, bulgara, ha elaborato un compromesso che non può essere in alcun modo accettato dai paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo, Italia, Grecia, Spagna, Malta e Cipro.
Il tentativo messo in atto dai paesi dell'Est (Polonia e Ungheria in testa) è quello di approfittare delle debolezze politiche interne del nostro paese per cercare di ottenere un risultato per noi penalizzante sul tema dei migranti con l'appoggio dei paesi del Nord Europa che da tempo stanno premendo per raggiungere un compromesso sull'argomento, a qualunque costo, e archiviare il dossier con largo anticipo sulla data della consultazione elettorale europea.
La presidenza bulgara vorrebbe anche chiudere entro il prossimo mese di giugno la riforma dell'Unione bancaria e la nascita del Fondo monetario europeo ma anche in questo caso i paesi del sud-Europa cercheranno in tutti i modo di ottenere un rinvio della discussione finale anche perchè nessun esecutivo appena insediato, e dai numeri incerti in Parlamento, accetterebbe mai di prendersi la responsabilità di sottoscrivere delle norme potenzialmente molto penalizzanti per l'Italia.
Appare certo che la Commissione in occasione della pubblicazione delle raccomandazioni al nostro Paese si limiterà a chiedere una correzione del deficit per l'anno 2019, non intervenendo come dovrebbe anche per l'anno 2018, e accettando l'impostazione del Tesoro non chiederà una manovra-bis ma resterà in attesa di valutare al termine del primo trimestre del 2019 la situazione dei conti italiani che a quella data dovrebbero essere in linea con le regole Ue.
Ma nessuno sa come visto che per il prossimo anno è prevista, tra l'altro, una sensibile correzione negativa del PIL italiano.
I mercati, però, non si sono lasciati incantare da questa previsione che rimanda nel tempo la decisione di affrontare il problema della situazione economica in Italia e nel giro di pochi giorno lo spread, la differenza tra il rendimento del Btp italiano e il Bund tedesco, ha toccato la quota di 130,9 punti con un salto in avanti di 7 punti dal livello di 123,6 di lunedì scorso.
La notizia più allarmante è che il differenziale tra i titoli del debito pubblico emessi da Spagna e Portogallo ed il Bund tedesco è rispettivamente solo di 76,9 punti e di 117,1 punti segno inequivocabile di come i mercati giudicano la situazione politica ed economica dei tre paesi.
Il movimento dello spread tra i titoli italiani ed il Bund deve restare comunque entro i 155/160 punti limite superato il quale dovremmo registrare nel bilancio dello stato un aumento dei costi per interessi sul debito pubblico che per quest'anno è stato stimato a 62,5 miliardi di euro.
Il 2018 non può essere un anno perduto tra promesse elettorali irrealizzabili , trattative tra forze politiche per formare e tenere in vita un governo, e per organizzarsi per un possibile ritorno alle urne alla fine del 2018 o all'inizio del 2019 ma deve essere l'anno delle contromosse politiche ed economiche per aiutare una ripresa che sta già rallentando, scongiurare l'aumento dell'IVA, trovare una soluzione per i conti pubblici e per le crisi aziendali che sono ormai numerosissime a partire dalle più note e preoccupanti come Alitalia, Ilva, Embraco e Alcoa.
L'incertezza politica frena gli investimenti e il quadro in cui ci muoviamo resta molto complesso, come ha ammonito in questi giorni la Corte dei Conti.
Non si può dimenticare la priorità che deve essere dedicata alle famiglie senza un'occupazione, in cui non entra alcun reddito da lavoro, che nel corso degli ultimi dieci anni sono passate da 535.000 a 1,1 milioni con una situazione in netto peggioramento nel Mezzogiorno ed in particolare per le madri sole che vivono nel Sud del nostro paese.
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