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Il "Libro bianco sul futuro della difesa europea"

Proposta di aumentare la spesa per la difesa

Mercoledì scorso il Parlamento europeo ha votato una risoluzione a sostegno della proposta della Commissione europea sul “Libro bianco sul futuro della difesa europea”. I voti in favore sono stati 419, contrari 204 e 46 astenuti, in gran parte segnati da importanti spaccature non solo “tra” ma anche “nei”  Gruppi politici europei, quando non anche all’interno delle delegazioni nazionali, come nel caso del Partito democratico italiano.

In un contesto di grandi tensioni internazionali e in presenza di un clima di crescenti inquietudini tra i cittadini, il Parlamento ha risposto, sotto la pressione dell’urgenza, con un lungo e complesso documento in 89 paragrafi, quasi a conferma del detto popolare: “la paura fa 90”.

Premesso che il documento della Commissione configurava una proposta e non ancora misure operative e che la risoluzione del Parlamento non aveva natura vincolante, come ancora non l’avrà sulle prossime prime misure operative in arrivo, l’occasione era importante per misurare la temperatura politica nell’Unione Europea sul tema “pace e guerra” nella prospettiva di un possibile disimpegno degli Stati Uniti nell’Alleanza militare della NATO.

Nell’impossibilità di dare conto qui nel dettaglio degli 89 articoli della risoluzione e delle 22 considerazioni preliminari del documento, vale la pena provare a segnalarne i principali capitoli.

Si comincia nella prima parte della risoluzione con il richiamo al momento storico per la difesa europea che deve “diventare garante della sicurezza a pieno titolo”, per proseguire con l’impegno nel breve termine con la difesa dell’Ucraina “da una minaccia esistenziale per la sicurezza europea”, fino a dichiarare per il lungo termine di essere “Pronti per le evenienze militari più estreme”. Una prontezza che viene declinata complessivamente come una “bussola strategica degli strumenti giusti per l’industria europea della difesa”.

Una seconda parte del testo declina due temi politici fondamentali, quello della coerenza delle azioni UE e quello del rafforzamento della sovranità europea, per concludere con l’ultimo capitolo destinato a chiarire gli strumenti operativi quali “finanziamenti e investimenti”.

E’ comprensibile che nel contesto di guerra in corso e dell’avvio delle trattative per una tregua in Ucraina nelle mani di un Trump imprevedibile il Parlamento europeo non avesse il compito facile ad orientarsi e i risultati si sono visti.

Contro il documento si sono espressi, con motivazioni in parte diverse, le ali estreme dell’emiciclo tanto a destra che a sinistra, mentre si sono espresse sostanzialmente in favore le forze politiche europeiste, confermando la tenuta dell’attuale maggioranza, anche in questo caso a guida del Partito popolare europeo, con qualche significativo distinguo nel Gruppo socialista dove il Partito democratico italiano si è diviso tra favorevoli e astenuti, mentre tra i partiti della maggioranza al governo si confermavano le linee sempre più divergenti tra Fratelli d’Italia, la Lega e Forza Italia.

Qualcuno dirà che “è la democrazia, bellezza! E non ci puoi fare niente”: certo, ma forse sarebbe il caso per tutti di spiegarsi meglio, di non ridurre i rispettivi posizionamenti alla contesa elettorale  interna quando l’Occidente barcolla, nemici ed alleati ci aggrediscono e in Europa sono in molti a chiedersi da che parte stia il governo italiano, la cui politica estera è spezzata in tre posizioni diverse,  in una gara a farsi del male con le divisioni tra le opposizioni.

Vedremo il 21-22 marzo prossimo quali sintesi riuscirà o meno a trovare l’imminente Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo, forse il vero momento storico per il futuro di questa Unione Europea in affanno, ma finalmente risvegliatasi dal suo lungo letargo.

Fonte: Il Cittadino
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