Gioco d’azzardo a Genova, le vittime sono soprattutto gli anziani
Intervista al Dott. Giorgio Schiappacasse, ex Direttore Ser.T. Asl 3: "Un sistema predisposto per creare dipendenza"
Alla fine dello scorso 2022 sono stati resi noti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, attraverso la pubblicazione del Libro blu per il 2021, i dati relativi al cosiddetto settore dei Giochi, riconducibile a slot-machine, gratta e vinci, bingo, scommesse online, lotto, superenalotto.
Dall’analisi emerge una spesa media pro-capite di 1.800 euro, con 5 milioni di consumatori di azzardo a rischio e 19 milioni di consumatori abituali; sono un milione e cinquencentomila – e questo è il dato più preoccupante che emerge da questa indagine - le persone con dipendenza da azzardo.
Sempre dai dati, emerge un fatturato legale di 107 miliardi di euro: allo Stato va l’8%.
Per commentare questi numeri, ed entrare nel meccanismo che attiene la sfera dell’azzardo, andando a scoprire come e perché sempre più spesso sconvolge la vita di persone e famiglie, con danni gravi anche per la società, abbiamo incontrato Giorgio Schiappacasse, Dirigente Medico di II Livello delle Farmacodipendenze in ASL3 e Direttore del Ser.T. Ponente Asl3.
Chi oggi è dipendente dal gioco d’azzardo?
Non esiste una definizione precisa. Si può parlare però a ragion veduta di un sistema – quello del gioco - che è predisposto per creare dipendenza. Possiamo dire che la pratica del gioco d’azzardo, dal comune e frequente acquisto del gratta e vinci fino all’utilizzo compulsivo delle slot machine, coinvolge molto la fascia più anziana della popolazione.
I dati derivati dal gioco online, che crea un fatturato di 67 miliardi, sono più difficili da stimare, perché non potendo monitorare chi ne fa uso, è impossibile indicare quale fascia di età della popolazione sia più coinvolta. E’ plausibile pensare che tocchi maggiormente la fascia di età fra i 30 e i 40 anni.
Che cosa porta una persona anziana ad uscire di casa per andare a giocare alla macchinetta o alla slot machine piuttosto che a dedicarsi a qualsiasi altra attività?
La seduzione del soldo e della vincita sono molto potenti: questo gioca un ruolo determinante; poi, molti anziani si affacciano a questa pratica animati dall’intenzione di poter avere un guadagno facile, magari per poter aiutare i propri figli, i nipoti, per dare una mano nell’acquisto di un auto, di una casa.
Bisogna considerare anche che il gioco crea una sorta di eccitazione, di attesa, di anelito alla vincita, che diventa via via una dipendenza vera e propria: anche ammesso che si verifichi una reale vincita, questa non è più fonte di soddisfazione, e diventa a sua volta la spinta per continuare a giocare. E’ così che si crea la dipendenza: l’aspetto compulsivo legato al gioco è un vero e proprio cancro nell’organismo di chi ne resta intrappolato. Da questo punto in poi, quando nella persona si verifica questa condizione, il gioco assorbe interamente la vita, le giornate, i pensieri.
Cosa possono fare le persone che stanno intorno a chi rimane intrappolato in questa rete?
Prima di tutto è importante accorgersi della dipendenza della persona. Parlarne è difficile: chi ne è coinvolto si sente giudicato, e i familiari spesso non hanno in sé gli strumenti e le conoscenze giuste per instaurare un dialogo. Per questo, è necessario far conoscere sempre più i cosiddetti gruppi di sostegno dei familiari, che diventano importanti perché aiutano a capire come instaurare una relazione corretta con chi è vittima del gioco d’azzardo. Ci sono poi casi estremi in cui la famiglia è costretta a segnalare al tribunale, per ottenere un amministratore di sostegno.
E’ corretto parlare di approccio terapico alla ludopatia?
Prima di tutto è importante riconoscere il problema: questo è il primo passo, unito alla consapevolezza che da soli non si va da nessuna parte. Il sostegno degli psicologi e degli specialisti è indispensabile, ma ricoprono un ruolo fondamentale anche i gruppi di auto aiuto, in cui chi è vittima incontra persone con problemi simili, e questo aiuta a sentirsi accettati. Il passo decisivo verso la richiesta di aiuto è la presa di coscienza di non riuscire a gestire più questa parte della propria vita, di sentirsi in balia di una forza più grande.
Cosa chiedere alla politica per arginare questo fenomeno?
Prima di tutto che siano sostenuti i gruppi di auto aiuto, vere e proprie risorse costituite dalle persone che condividono gli stessi problemi. Qui si pratica l’“arte della cooperazione”, e qui si instaura una cultura del prendersi cura, della partecipazione. Oggi manca totalmente l’idea del gioco di squadra, della collaborazione, ed è necessario invertire questa rotta. In una società in cui prevale la cultura dell’individualismo, della strada breve per guadagnare bene, degli idoli del web, degli influencer, spesso la via del gioco può sembrare un’immediata soluzione ai problemi.
La politica deve seguire la logica del buon senso, e porre dei limiti, così come è stato fatto in altri settori. Certamente, il sostegno proposto dai gruppi di auto aiuto va riconosciuto e incentivato, anche dalle Istituzioni, come strumento dal basso per dare il via ad una logica del supporto e del sostegno reciproco, in una cultura della solidarietà.
Ai gruppi di auto aiuto a Genova è dedicata la guida realizzata dall’Agenzia per la Famiglia del Comune di Genova “Genova insieme”. La guida è stata curata da Liana Burlando dell’Agenzia per la Famiglia in collaborazione con i componenti del relativo Gruppo di lavoro sull’Auto Mutuo Aiuto (Giovanni Caliri, Paolo Martinelli, Annabella Muckermann, Ennio Palmesino, Giorgio Schiappacasse, Alessandra Sgarban).
Il volumetto è scaricabile a questo link: https://smart.comune.genova.it/documenti/guida-allauto-mutuo-aiuto.
(Foto Siciliani-Gennari/SIR)
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