Banca Carige: nel 2018 con basi più solide
Raggiunti gli obiettivi indicati dall'A.D. Paolo Fiorentino
Si è completato il piano di rafforzamento di Banca Carige. Puntuale all’appuntamento di fine 2017, l’istituto di credito genovese ha raggiunto tutti gli obiettivi che l’amministratore delegato, Paolo Fiorentino, aveva indicato il 14 settembre scorso presentando al mercato ed ai media il piano di rafforzamento patrimoniale approvato dal Consiglio di Amministrazione dell’istituto per ottemperare alle indicazioni provenienti dalla BCE. Carige risulta essere così la prima, tra le principali banche italiane, ad essere uscita dalle difficoltà facendo affidamento solo sulle proprie forze, ovvero senza il sostegno dello Stato e senza incorrere in procedure di messa in risoluzione, come è avvenuto per altre importati aziende di credito nel nostro Paese. Nell’ultimo trimestre dell’anno, in tempi davvero stretti, la banca ligure è riuscita a concludere con pieno successo l’aumento di capitale che ha portato risorse fresche per 544 milioni, ha incassato il consenso pressoché totalitario dei bondholder per la conversione delle obbligazioni subordinate, operazione che ha portato a patrimonio circa 260 milioni, ha ceduto immobili e partecipazione non strategiche per quasi 200 milioni ed ha smobilizzato 2,2 miliardi di crediti problematici cedendo anche la piattaforma per la gestione del credito in sofferenza, con ulteriori plusvalenze. Un piano, quello realizzato, che ha portato a patrimonio un miliardo di euro e che consente a Carige di rispettare pienamente tutti i parametri indicati da Francoforte e di guardare al futuro da una posizione di ritrovata solidità.
Il piano proseguirà ora con la dismissione di ulteriori crediti dubbi - indiscrezioni di stampa parlano già di una nuova tranche da 200 milioni pronta ad essere ceduta - con un ulteriore contenimento dei costi grazie in particolare all’applicazione dell’accordo sindacale raggiunto a fine anno che prevede circa mille uscite volontarie, ovvero l’accompagnamento di circa mille dipendenti verso la pensione anticipata, con la chiusura di un centinaio di filiali non più produttive e la razionalizzazione del settore ICT. L’obiettivo dichiarato dell’ad Fiorentino è quello di contare su una Carige più solida ed efficiente che possa finalmente ritornare alla sua vocazione di banca vicina alle famiglie ed alle imprese, soprattutto a quelle medio piccole che formano il tessuto produttivo della Liguria.
Da segnalare anche la nuova mappa dell’azionariato delineatasi al termine dell’aumento. Conferma il proprio ruolo di primo azionista la famiglia Malacalza che sale al 20,6 per cento e si è dichiarata pronta a crescere fino al 30 per cento nei prossimi sei mesi. Come già nel 2015, quando rilevarono le quote da una Fondazione Carige non più in grado di sostenere finanziariamente l’azienda di credito, i Malacalza hanno nuovamente svolto un ruolo determinante nel traghettare l’istituto genovese fuori da acque burrascose. La famiglia di imprenditori guidata dal capostipite Vittorio, oggi vicepresidente della banca, ha investito in totale 376 milioni ed anche questa volta è stata protagonista nell’operazione di salvataggio dell’istituto, confermando l’impegno col territorio e la comunità economica locale assunto moralmente al momento dell’ingresso in Carige. Dalle comunicazioni Consob sulle partecipazioni rilevanti risulta inoltre il rafforzamento di Gabriele Volpi, imprenditore spezzino con rilevanti interessi nel continente africano, che sale dal 6 al 9,08 per cento e mantiene la posizione di secondo azionista. I nuovi ingressi che vedono come azionisti di rilievo il Credito Fondiario e la Sga, la società per la gestione delle attività controllata dal Ministero dell’Economia, col 5,39% ciascuno, delineano una compagine societaria fortemente radicata in Liguria ma aperta a soggetti finanziari con interessi più ampi.
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