75 anni della Costituzione Italiana: incontro al teatro Ivo Chiesa con il Cardinale Zuppi
Presente anche Padre Marco Tasca per un saluto
Mercoledì 28 settembre alle ore 9.30 presso il Teatro Ivo Chiesa si è tenuta una conferenza per il 75° anniversario della Costituzione Italiana.
Inizialmente Davide Livermore, direttore del Teatro Nazionale di Genova, ha chiamato sul palco per i saluti il presidente della Regione Giovanni Toti, il vicesindaco Massimo Nicolò, l’Arcivescovo di Genova Marco Tasca, il Direttore Generale USR Liguria Antimo Ponticello e il Prefetto di Genova Renato Franceschelli.
In seguito ha preso la parola Mons. Tasca riferendosi al tema della conferenza: “Persone con idee e visioni diverse, hanno saputo mettersi insieme per il bene del nostro paese, questo mi colpisce, queste persone pur talvolta avendo discusso in maniera aspra alla fine hanno sempre salvato la relazione per il bene del nostro paese. Credo che sia un grande insegnamento oggi anche per tutti noi che pur con idee diverse siamo chiamati a salvare la relazione che è la cosa più importante che abbiamo e questo penso sia un bel messaggio che ci dà la nostra Carta Costituzionale”, ha concluso chiedendo ai presenti di cercare il bene comune senza lasciare indietro nessuno.
Successivamente si è svolto un dialogo, centrato sul tema della Costituzione e dei suoi articoli, moderato dal giornalista e scrittore Gad Lerner il quale ha posto varie domande al Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), a Patrizio Bianchi, Ministro dell’Istruzione e al Presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick.
Sua Eminenza Zuppi ha affrontato il tema della guerra, riprendendo l’articolo 11, dicendo “La guerra è una follia, dobbiamo aspettare un’altra bomba atomica per capirlo? Quelli che hanno fatto la guerra lo sapevano, perché hanno visto la bomba atomica e hanno detto se c'è una terza guerra mondiale sarà l'ultima, poi uno se lo dimentica e pensa che andrà tutto bene".
Ha continuato dicendo che ripudiare la guerra significa lavorare per la pace, fare pressione affinché non siano le armi la soluzione: per dire ciò non bisogna essere sognatori ma grandi realisti.
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