L'Agnello di Dio nell'arte
Simbolo cristologico per eccellenza
L’Agnus Dei è il simbolo cristologico per eccellenza. L’espressione latina, traducibile in agnello di Dio, deriva dalla nota formula pronunciata da Giovanni Battista che allude al momento eucaristico, contenuta nell’omonimo Vangelo al capitolo I versetto 29: “Ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”.
Nel Nuovo Testamento, Giovanni non è l’unico a servirsi dell’agnello per identificare la figura del Cristo; anche San Paolo nella lettera ai Corinzi individua in Gesù Cristo l’agnello. Non meno importanti e numerose sono le formule e i passi veterotestamentari che si servono dell’agnello per far richiamo, in maniera prefigurativa, alla figura del Messia. Già il profeta Isaia, duecento anni prima della venuta del Messia scriveva: “era come l’agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.” Non è un caso che, il ruolo dell’agnello come vittima sacrificale per la redenzione dei peccati umani, sia utilizzato già dagli Ebrei che, attraverso il sacrificio di un agnello all’antico Tempio di Gerusalemme, noto anche come Tempio di Salomone, ottenevano il perdono dei propri peccati. Nel corso dei primi secoli del cristianesimo, l’interpretazione dell’agnello data dai Padri della Chiesa e dagli autori latini medievali, non differisce molto dalla visione che ne dà la Bibbia. Ad esempio, il patrista Tertulliano e Sant’Agostino hanno una visione che è grossomodo la precedente; ancora una volta si scorge nell’ariete il simbolo della crocifissione e della sofferenza di Cristo. Sono queste le fonti alle quali attinge l’iconografia cristiana nella sostituzione della figura umana di Cristo crocifisso con quella simbolica dell’agnello. Solitamente l’immagine dell’Agnus Dei, che nel corso dei secoli ha acquisito una certa fissità nelle sue caratteristiche e nei suoi attributi, è quella di un agnello, eretto o accasciato, che tiene tra le zampe una croce astile o che lo accompagna. Nelle prime raffigurazioni, d’età altomedievale, è spesso munito anche di un grande nimbo crucifero come quello del Cristo pantocratore o di una bandiera con l’emblema cristiano che simboleggia la vittoria della vita eterna. In alcuni casi, in modo particolare nelle raffigurazioni più tarde o d’età moderna, l’agnello presenta una ferita sul collo da cui sgorga del sangue che confluisce in un calice, ulteriore allusione al momento liturgico dell’eucarestia. L’immagine, di quasi ininterrotto uso nel mondo medievale, ebbe una battuta d’arresto quando, nel VII secolo d. C., il Concilio Quinisesto o Trullano del 692 d. C. ne impedì l’uso in favore della reale raffigurazione del Cristo alla croce.
In un altorilievo in arenaria con “Agnus Dei”, opera di Scultore anonimo della prima metà del XII secolo –conservato ai Musei di Palazzo Farnese, è rappresentato l'agnello crucifero, con aureola crociata, circondato da decorazioni fitomorfe: a destra e in basso si snoda, infatti, un tralcio di viticci intramezzati da grappoli d'uva e un girale d'acanto. Sul lato sinistro, invece, campeggia una rosetta geometrizzata. Il rilievo proviene dalla prevostura della cattedrale, e ciò ha portato inizialmente ad attribuirlo alla "Scuola Modenese" che fu attiva nella cattedrale di Piacenza nel XII secolo. Un’altra opera che illustra il tema dell’Agnus Dei è il Polittico dell'Agnello Mistico, o Polittico di Gand di Jan van Eyck, dipinta tra il 1426 e il 1432 per la Cattedrale di San Bavone a Gand, dove si trova tutt'oggi. Si tratta di un polittico apribile composto da dodici pannelli di legno di quercia, otto dei quali sono dipinti anche sul lato posteriore, in maniera da essere visibili quando il polittico è chiuso. Il tema iconografico del polittico è probabilmente quello della Redenzione, con un prologo terreno (gli sportelli esterni) e la conclusione nelle scene dei beati in paradiso nei pannelli interni. Il registro inferiore mostra al centro il grande pannello dell'Adorazione dell'Agnello mistico, dove in un ampio paesaggio si trova su una collinetta l'altare con l'Agnello simbolo di Cristo, adorato da una schiera di angeli, mentre la colomba dello Spirito Santo irradia i raggi solari della Grazia divina, sotto l'altare si vede la Fontana della Vita ed attorno ad essa ed all'altare si trovano quattro fitti gruppi di adoratori: a sinistra in basso i pagani e gli scrittori ebrei, a destra i papi e i santi uomini; in alto spuntano invece i gruppi dei martiri uomini a sinistra (con in prima fila gli appartenenti al clero) e le martiri a destra. L'adorazione dell'Agnello si svolge nel lussureggiante giardino del Paradiso, sullo sfondo delle torri e delle guglie della Gerusalemme celeste. Alcuni degli angeli adoranti che circondano l'altare reggono i simboli della Passione di Cristo: croce, corona di spine, lancia, colonna della flagellazione, canna con la spugna intrisa di aceto.
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