Festival dell’Acquedotto, chiusa l’XI edizione tra territori riscoperti e teatro “che sa incontrare le persone”
Oltre duemila persone coinvolte tra spettatori e partecipanti alle iniziative del festival che ancora una volta si è confermato appuntamento atteso per la Val Bisagno
È terminata l’undicesima edizione del Festival teatrale dell’Acquedotto, dopo due mesi di programmazione e una “proposta culturale che ha la sua cifra nella qualità dei contenuti e nella funzione di riscoperta dei territori e delle storie che li attraversano”. Questo il commento di Mirco Bonomi, direttore della kermesse teatrale e dell’attore genovese Mauro Pirovano in chiusura della kermesse teatrale iniziata a giugno.
Con oltre duemila persone coinvolte tra spettatori e partecipanti alle iniziative il festival ancora una volta si è confermato appuntamento atteso per la Val Bisagno, ma non solo: “Se guardiamo al livello di contenuti e ai luoghi divenuti palcoscenico, ancora una volta siamo soddisfatti per il risultato che abbiamo ottenuto – continua Bonomi – in una edizione che ha ‘aperto’ a novità molto interessanti e accolte positivamente dal pubblico”.
Un pubblico variegato che ha seguito spettacoli teatrali, incontri pubblici, trekking teatrali, eventi sportivi, rappresentazioni in luoghi unici “come il trenino di Casella o il Cimitero Monumentale di Staglieno”, stondaiate andate in scena in spazi rinnovati “come il bosco di Pino Soprano e gli spazi dell’ex ospedale psichiatrico di Quarto”. Contesti particolari per una proposta culturale che si conferma unica nel suo genere, per Genova e non solo.
L’undicesima edizione si è contraddistinta per una rinnovata diversificazione delle location, con spettacoli anche “fuori dalla Val Bisagno”, come l’extra festival di Villa Bombrini e Sant’Olcese, oltre al già citato ex manicomio di Quarto: una scelta di programmazione che risponde alla “missione” che da sempre contraddistingue il Teatro dell’Ortica, cioè quella “di incontrare le persone” per metterle a contatto con nuovi spunti di riflessione e stimolo culturale, utilizzando anche luoghi insoliti per il teatro, troppe volte inteso come oggetto fruibile in luogo predisposto e “vuoto”.
Ancora una volta, quindi, il bilancio del Festival dell’Acquedotto non è solo fatto di numeri, ma di opportunità e “necessità” veicolate da quel teatro sociale,che “funziona” esattamente come l’acqua a cui la kermesse si ispira nella sua versione infrastrutturale , la cui importanza, nella nostra quotidianità, diventa evidente nella scarsità.
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