Sabato 17 luglio in Cattedrale svolto il funerale di Mons. Carlo Canepa
Il Card. Bagnasco: "Confratello buono, generoso ed amico". L'Arcivescovo: "Un dono grande per la nostra Chiesa"
Sabato 17 luglio in Cattedrale sono stati celebrati i funerali di Mons. Carlo Canepa, deceduto giovedì 15 luglio, nel giorno del suo 77esimo compleanno.
Canonico Onorario del Capitolo della Chiesa Metropolitana; Cerimoniere aggiunto del Maestro delle celebrazioni liturgiche dell’Arcivescovo, nel suo ministero sacerdotale è stato anche Vicario territoriale del Vicariato di Sampierdarena; Parroco di S. Maria della Cella e S. Martino di Sampierdarena; Amministratore parrocchiale di S. Giovanni Battista in Mongiardino Ligure, di S. Pietro in Vergagni, di S. Ruffino in Cerendero, del SS. Nome di Maria in Frassinello, di S. Michele in Clavarezza, di S. Lorenzo in Pareto, di S. Maria Assunta in Senarega, di S. Maria delle Grazie in Carsi; Membro del Consiglio presbiterale.
Alla presenza delle sorelle, dei nipoti, di molti parrocchiani e amici di Don Carlo, la celebrazione eucaristica, animata dal Coro della Cappella musicale della Cattedrale, è stata presieduta dall’Arcivescovo e concelebrata dal Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo emerito, da Mons. Alberto Tanasini, Vescovo emerito di Chiavari e ‘compagno di Messa’ di Mons. Canepa, da Mons. Martino Canessa, Vescovo emerito di Tortona, da Mons. Guido Gallese, Vescovo di Alessandria, da Mons. Marco Doldi, Vicario Generale, dal Capitolo dei Canonici della Cattedrale e da quasi un centinaio di sacerdoti.
In apertura, Mons. PierLuigi Parodi, anch’egli ‘compagno di Messa’ di Mons. Canepa, ne ha tratteggiato il profilo biografico, definendo Don Carlo ‘uomo dalle mille risorse, pieno di intraprendenza e iniziativa, che amava Dio e la Chiesa con tutto se stesso’.
È stato il Cardinale Bagnasco a pronunciare l’omelia, nella quale, definendo Mons. Carlo Canepa ‘Confratello buono, generoso ed amico’, ha sottolineato come egli fosse un sacerdote innamorato di Dio, che affrontava situazioni facili o complesse, serene o dolorose, illuminato dalla fiducia in Dio. “Per questo la porta del suo cuore era sempre aperta ad ogni urgenza, non importava se che chiedeva anche spostamenti e fatiche ulteriori. Se necessario - con lo sguardo fisso a Dio e alla Chiesa - sapeva andare anche sulle grondaie con semplicità, senza mai far mostra di sé, amandosi pensare con ironia un “prete ruspante".
Mi ha sempre colpito la sua canonica – ha proseguito il Cardinale Bagnasco - poteva apparire piena di oggetti religiosi o d’arte, o cimeli storici di cui Don Carlo conosceva ogni dettaglio. Ma, in realtà, era una casa piena di fede e di storia vissuta. Era questo il senso di tante presenze religiose, e questo faceva parte di quell'olio per alimentare la luce dell'attesa. Così come le foto di persone care, di sacerdoti, parroci deceduti, dei quali ricordava morte e miracoli, e che spesso citava raccontando un aneddoto, una sentenza, una originalità. Non era un archivio storico e curioso, ma olio di esperienza e di saggezza che andava ad alimentare la lampada per la Luce soprannaturale che si avvicinava ogni giorno di più, e per la quale voleva essere pronto per varcare la soglia dell’ottavo giorno”.
Il Signore lo ha chiamato a Sé nel giorno del suo compleanno, “è venuto come dono: in quel giorno il nostro Confratello è nato alla luce del mondo, in quello stesso giorno è nato alla luce dell'eternità”.
“Un grazie a quanti gli hanno voluto bene – ha detto ancora l’Arcivescovo emerito - collaborato nelle diverse Parrocchie, e a quanti lo hanno assistito: sono molti. La sua malattia aveva suscitato un clima particolare nella comunità, una tensione positiva, una concordia operosa, una preghiera più calda e insistente. Era come se una folla invisibile lo abbracciasse per non lasciarlo andare”. “Ai suoi ammirevoli familiari – ha concluso - a chi ha avuto per lui affetto filiale, a quanti lo hanno pensato davanti alla Madonna, il grazie che sale dall'anima e diventa preghiera. Tutto è custodito nel libro del cielo; è il libro che rimarrà per sempre, poiché è scritto sul palmo della mano di Dio, anzi nel suo cuore”.
In chiusura della celebrazione, l’Arcivescovo, prima di presiedere il rito esequiale, ha voluto esprimere il suo personale ringraziamento a Mons. Canepa: “Da quando sono arrivato in Diocesi ho avuto modo di conoscerlo per poco tempo - ha detto – ma ne ho potuto apprezzare l’attenzione che aveva per la Chiesa e per i confratelli, soprattutto per quelli in difficoltà e malati”. “Ricordo – ha proseguito – che appena arrivato a Genova ho avuto occasione di chiedergli consiglio per diverse questioni; e lui con discrezione mi dava il suo parere, ma concludeva sempre dicendo ‘questo è solo il mio pensiero, sia il Signore a guidarla nelle decisioni’. Trovo sia molto bello questo atteggiamento: un prete che aiuta con discrezione, pronto ad accogliere quello che verrà deciso”. “Don Carlo è stato un grande regalo per la nostra Chiesa - ha concluso – gli chiedo che dal Cielo continui a pregare, a benedire e a illuminare la nostra Diocesi e che preghi per noi presbiteri, affinchè stiamo attenti l’uno all’altro e perchè amiamo con spirito di vero servizio le nostre comunità”.
All’uscita dalla cattedrale un lungo applauso ha accompagnato il feretro portato sulle spalle da diversi sacerdoti, tra cui Don Alvise Leidi, suo attuale Vicario parrocchiale a S. Maria della Cella e S. Martino di Sampierdarena.
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