L'impegno dei Cattolici nel G8 di Genova
Prima del vertice, Genova ospitò l'incontro “Sentinelle del mattino. Guardiamo il G8 negli occhi”
Ricorre nei prossimi giorni il ventennale del G8 di Genova, che si svolse nelle ormai tristemente famose giornate del 19, 20, 21 e 22 luglio 2001.
Quello di Genova fu il 27° vertice del “Gruppo degli 8”; la riunione si svolse fra le mura di Palazzo Ducale; vi presero parte l’Italia, la Germania, la Francia, il Canada, il Giappone, il Regno Unito, gli Stati Uniti d’America e l’Unione Europea. Dopo il summit genovese, a motivo dei gravi episodi di violenza e devastazione della città, gli incontri si tennero in luoghi non accessibili.
I tragici episodi che si verificarono a Genova erano stati preceduti, sempre nel 2001, da eventi analoghi a Davos (25-30 gennaio), in occasione del Forum Economico Mondiale, a Napoli (15-17 marzo) e Goteborg (15 giugno) per il “Summit Europeo”.
Ma il G8 di Genova non si è svolto solamente in quelle quattro giornate. Il mondo cattolico, in vista del vertice, aveva messo in programma, sempre a Genova, l’incontro “Sentinelle del mattino. Guardiamo il G8 negli occhi”, per anticipare la riflessione sui grandi temi che sarebbero stati all’attenzione dei cosiddetti 8 grandi, e produrre un manifesto da affidare al Segretario generale del Ministero degli Affari Esteri.
Quell’incontro (organizzato da Azione Cattolica, Acli, Gioc, Pax Christi, Focolarini, Agesci, e altre organizzazioni riunite nella Focsiv) si svolse il 7 luglio 2001: al mattino, al Teatro Carlo Felice, il Card. Dionigi Tettamanzi, all’epoca Arcivescovo di Genova, aveva pronunciato un articolato discorso in occasione della presentazione del manifesto dei cattolici: il “popolo dei poveri”, aveva detto il Cardinale, “è il destinatario naturale e primo dell’attenzione dei capi di Stato e di Governo che costituiscono il G8 (…). Eppure, paradossalmente, di questo popolo potremmo anche dimenticarci, dedicandogli solo qualche fuggevole menzione, e così negandogli anche una presenza che direttamente non potrà avere, e che solo la sensibilità dei partecipanti al vertice, e più generalmente, al dibattito, gli potrà dare”. “È una voce, quella dei poveri – si legge ancora nel discorso – che in mezzo a tante altre voci e all’immenso frastuono delle tante nostre futilità, tenta di farsi strada in questo nostro mondo (…). Tenta di farsi strada, ma il suo ‘indice di ascolto’ resta disperatamente basso, se non l’aiuta qualcuno che sa e che vuole ascoltare”.
Il Cardinale Tettamanzi si era particolarmente rivolto ai giovani: “Il domani vi appartiene come responsabilità (…). C’è bisogno di uno sguardo nuovo, di un cuore nuovo, di un nuovo slancio generoso e fiducioso di giovani che sappiano gioire oggi del loro domani”. “L’impegno che oggi vi è più consono e più abituale è dunque un impegno di assoluta rilevanza anche per i maggiori destini del mondo: c’è una dimensione politica della vita che non potete trascurare”.
I giovani partecipanti ebbero dunque l’occasione di riflettere sui temi che sarebbero stati nei giorni successivi sul tavolo del G8: conflitti dimenticati, debito dei paesi poveri, ambiente, consumo solidale.
Il manifesto delle associazioni cattoliche, scaturito dalle riflessioni e dai lavori preliminari alla giornata del 7 luglio, ha affermato che “la vita umana è valore universale. Garantirla nel suo esistere e tutelarla nella sua dignità è responsabilità politica che la comunità internazionale, insieme a ciascuno di noi, è chiamata ad esercitare per il raggiungimento del bene comune”.
E ancora: “Noi sentiamo l’impegno di appartenere ad una famiglia, quella umana, che va oltre i confini nazionali e le logiche economiche. Crediamo che tutti siamo veramente responsabili di tutti e non possiamo rimanere indifferenti di fronte alle clamorose differenze che esistono nella vita delle persone sul nostro pianeta”.
Nel manifesto emergevano alcune parole chiave, a indicare i grandi temi di attualità richiamati all’attenzione dei lavori dei cosiddetti “grandi”: conflitti, debito, povertà, lavoro, futuro, ambiente, medicine.
Anche Giovanni Paolo II rivolse ai partecipanti all’incontro di Genova un discorso in cui tornò sulle parole pronunciate a Tor Vergata l’anno precedente, nel corso della Giornata Mondiale della Gioventù: “Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti”.
E ai grandi del vertice G8 Wojtyla aveva rivolto l’accorato appello all’ascolto dei grido del poveri del mondo: “Essi chiedono semplicemente ciò che è loro sacrosanto diritto”.
Il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, presieduto all’epoca dal Card. Van Thuan, inviò al Card. Tettamanzi una lettera di apprezzamento per quanto emerse nei lavori organizzati dalle associazioni cattoliche, in particolare per l’importanza dei temi affrontati e per le proposte presentate: “Bene comune, giustizia sociale, solidarietà, soggettività dei poveri, destinazione universale dei beni: le parole sentite risuonare a Genova sono fra i capisaldi dell’insegnamento sociale della Chiesa”.
Nei giorni del summit del G8, mentre i capi dei governi nazionali si trovavano all’interno del Palazzo Ducale, alle diverse manifestazioni in piazza se ne è affiancata una, nella chiesa di Boccadasse, sviluppatasi con modalità “inusuali”. Un nutrito gruppo di persone si radunò in preghiera e digiugno dalle 9 di venerdì 20 fino alle 18 di sabato 21 luglio. Una preghiera che è stata la voce dei poveri, e un monito a ciascuno a rivedere e a ridimensionare i propri stili di vita. Nei giorni precedenti, esattamente il 13 luglio, nella chiesa di San Benedetto al Porto era stato presentato anche il documento “Globalizzazione e popolazione vulnerabile”, a cura del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza.
I giorni del G8 di Genova furono e sono ancora tristemente famosi, e a buon diritto sono ben nitidi nella memoria dei genovesi: a rileggere le cronache di vent’anni fa non si trovano che poche tracce dei lavori del summit; i quotidiani e i network di tutto il mondo raccontarono, spesso “in diretta”, i drammatici scontri di piazza che sconvolsero e oltraggiarono la città, i cortei pacifici devastati dalle frange violente, le scorribande del cosiddetto “blocco nero”, fino alla inaccettabile e incomprensibile morte del giovane Carlo Giuliani in piazza Alimonda.
“Prevalga il dialogo”, aveva detto l’allora Arcivescovo di Genova Card. Dionigi Tettamanzi in un’intervista ad Avvenire in occasione dell’avvio del G8. A questo appello, subito dopo la prima giornata di manifestazioni, nel corso delle quali Carlo Giuliani perse la vita, il Cardinale fece seguire il suo personale rammarico “per questa giovane vita spezzata e poi per i tanti, troppi feriti, ma anche per tutte le persone innocenti, vittime in vario modo perché colpite da questa ignominiosa guerriglia urbana”.
Il vertice del G8 si concluse con nove pagine di comunicato finale: impegni, progetti e proposte su ambiente, povertà, istruzione, lotta al crimine e sicurezza alimentare. Trovare traccia di questo documento cercando nei motori di ricerca non è semplice, oggi. L’allora “settimanale cattolico” lo pubblicò integralmente nell’edizione del 24 luglio 2001, composta immediatamente dopo il termine dell’incontro.
A rileggere questi documenti, sia quello redatto dai “grandi”, sia il manifesto dei cattolici, sembra quasi che non siano passati 20 anni dalla loro stesura: i temi sul tavolo sono gli stessi di oggi, le urgenze del pianeta non sono cambiate, forse sono peggiorate. Se in questi 20 anni la diffusione dell’HIV, grande piaga africana, è stata circoscritta ed è stata trovata una cura per questa malattia, oggi il mondo è chiamato ad una sfida più globale, quella al Covid-19. Appare sempre più evidente il divario fra i Paesi occidentali, dove la campagna vaccinale sta funzionando, e tutto il resto del mondo, in particolare l’Africa, dove una minima parte della popolazione – oggi solo l’1% - ha accesso a questa indispensabile e salvifica profilassi.
L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il programma ONU sottoscritto nel 2015 dai governi dei 193 paesi membri, deve oggi rappresentare l’obiettivo a cui lavorare tutti, governi, società civile, settore privato, comunità scientifica e singoli cittadini.
Genova si appresta ora ad ospitare le manifestazioni legate al ventennale, in programma lunedì 19 e martedì 20 luglio nel centro cittadino.
Foto: © michele ferraris
www.micheleferraris.it/project/genova-g8/
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