Sinodo: evangelizzare la rete digitale rendendola più umana
Tra i temi trattati anche il ruolo della famiglia e la presenza dei giovani nella Chiesa
Proseguono a ritmo serrato in Vaticano i lavori del Sinodo sui giovani. La terza parte dell’Instrumentum Laboris dedicata al verbo “scegliere” è stata al centro del dibattito della 14.ma Congregazione.
La Chiesa accompagni i giovani nell’abitare la rete digitale: sebbene non sia esente da aspetti critici, essa – secondo i Padri Sinodali - non è una minaccia, ma una nuova strada di evangelizzazione da percorrere con libertà, prudenza e responsabilità. “Siamo chiamati a diventare “l’Apostolo Paolo digitale del Terzo Millennio”, hanno detto i Padri Sinodali lanciando la proposta di un “Ufficio speciale per la pastorale e la missione digitale” con lo scopo di evangelizzare, ma anche di segnalare quei siti internet che diffondono posizioni non fedeli all’insegnamento ufficiale e al magistero. Potrà essere utile la creazione di app, giochi e strumenti interattivi che aiutino a conoscere il Vangelo e la Chiesa. I vescovi esprimono anche preoccupazione per quei giovani che trascorrono troppo tempo su tablet e smartphone, divenendone dipendenti e condannandosi alla solitudine di un mondo irreale dove le amicizie sono solo virtuali. La Chiesa desidera favorire l’incontro concreto tra persone attraverso pellegrinaggi e grandi eventi come le Gmg create da san Giovanni Paolo II. Lo sguardo è già proiettato a Panama 2019.
Non esiste un ambiente educativo più importante della famiglia, palestra di ascolto e dialogo reciproco tra generazioni, di apprendimento delle prime regole della convivenza sociale. È stato auspicato che venga tutelata l’autorità dei genitori, e sia promossa una pedagogia familiare che incoraggi le virtù più delle emozioni e la disposizione alla dedizione e al sacrificio. La famiglia è minacciata da colonizzazioni ideologiche che condizionano aiuti economici verso i paesi meno sviluppati all’introduzione di politiche contrarie alla vita e al matrimonio tra uomo e donna. La Chiesa – aggiungono i vescovi - è chiamata a farsi famiglia di tanti giovani orfani o che vivono in contesti familiari sfavoriti.
Molti giovani si allontanano dalla Chiesa perché deboli nelle convinzioni di fede. Da qui l’esigenza una catechesi che consideri le domande di senso e la sete di amore come obbiettivi a cui dare risposta. I giovani infatti – è stato detto - vogliono indicazioni chiare, non confuse, senza deviazioni dal linguaggio di Cristo o conformate sulle tendenze moderne dei media. La formazione al matrimonio rappresenta spesso un’occasione di riavvicinamento alla comunità ecclesiale, ma occorre intervenire prima. La risposta è una pastorale vocazionale più efficace e finalizzata ad un coinvolgimento dei giovani nei processi decisionali e nell’evangelizzazione dei loro pari. L’amicizia infatti è luogo privilegiato per la trasmissione della fede nella quotidianità. Va tenuto presente nella catechesi che la teoria va sempre armonizzata con la vita concreta: un’evangelizzazione che non raggiunge il cuore infatti è come una vernice che rimane solo in superficie. Anche nei seminari quindi la formazione va declinata in una dimensione più umana.
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