Nuovo Direttorio per la catechesi: rendere il Vangelo sempre attuale
Presentato a Roma nei giorni scorsi
È lo stretto legame tra evangelizzazione e catechesi la peculiarità del nuovo Direttorio per la catechesi, presentato a Roma nei giorni scorsi, che sottolinea l’unione tra primo annuncio e maturazione della fede, alla luce della cultura dell’incontro. Ciò è quanto mai necessario di fronte a due sfide per la Chiesa, in epoca contemporanea: la cultura digitale e la globalizzazione della cultura. Il testo ricorda che ogni battezzato è discepolo missionario e che urgono impegno e responsabilità per trovare nuovi linguaggi con cui comunicare la fede. Tre i principi basilari lungo i quali si può agire: la testimonianza, perché “la Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione”; la misericordia, catechesi autentica che rende credibile l’annuncio della fede; e il dialogo, quello libero e gratuito, che non obbliga ma che, partendo dall’amore, contribuisce alla pace. In questo modo – spiega il Direttorio – la catechesi aiuta i cristiani a dare un significato pieno alla propria esistenza.
Nella sua prima parte, intitolata “La catechesi nella missione evangelizzatrice della Chiesa”, il testo si sofferma in particolare sulla formazione dei catechisti: affinché siano testimoni credibili della fede, essi dovranno “essere catechisti prima di fare i catechisti” e quindi dovranno operare con gratuità, dedizione, coerenza, secondo una spiritualità missionaria che li tenga lontani dallo “sterile affanno pastorale” e dall’individualismo. Maestri, educatori, testimoni, i catechisti dovranno accompagnare con umiltà e rispetto la libertà altrui. Al contempo, bisognerà “vigilare con determinazione perché sia garantita ad ogni persona, specialmente ai minori e alle persone vulnerabili, la protezione assoluta da qualsiasi forma di abuso”. I catechisti sono inoltre invitati ad adottare uno “stile di comunione” e ad essere creativi nell’uso di strumenti e linguaggi.
L’ Insegnamento della religione e della catechesi sono distinti, ma complementari
Questo ambito si caratterizza per due aspetti: l’entrare in relazione con altri saperi e il saper trasformare la conoscenza in sapienza di vita. “Il fattore religioso è una dimensione dell’esistenza e non va trascurato”, afferma il Direttorio; pertanto, “è un diritto dei genitori e degli studenti” ricevere una formazione integrale che tenga conto anche dell’insegnamento della religione. L’importante è che ciò avvenga sempre attraverso un dialogo aperto e rispettoso, scevro da scontri ideologici.
La riflessione del Direttorio si sposta, poi, sul tema del digitale: in primo luogo, si ribadisce l’importanza di garantire, nella “rete”, una presenza che testimoni i valori del Vangelo. Quindi, si esortano i catechisti ad educare le persone al buon uso del digitale: in particolare i giovani dovranno essere accompagnati, poiché il mondo virtuale può avere ripercussioni profonde sulla gestione delle emozioni e la costruzione dell’identità. Oggi, la cultura digitale è percepita come “naturale”, tanto da aver modificato linguaggio e gerarchie di valori su scala globale. Ricco di aspetti positivi (ad esempio, arricchisce le capacità cognitive e favorisce l’informazione indipendente a tutela delle persone più vulnerabili), al contempo il mondo digitale ha anche un “lato oscuro”: può portare solitudine, manipolazioni, violenze, cyberbullismo, pregiudizi, odio. Non solo: la narrazione digitale risulta emotiva, intuitiva e coinvolgente, ma è priva di analisi critica, finendo per rendere i destinatari semplici fruitori, piuttosto che decodificatori di un messaggio. Senza dimenticare l’atteggiamento quasi “fideistico” che si può avere nei confronti, ad esempio, di un motore di ricerca.
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