La guerra è anche ad Haiti
La testimonianza di Maddalena Boschetti, fidei donum genovese
Maddalena Boschetti ci scrive...
Adesso vi racconto cosa vuol dire che anche noi qui, nel nord-ovest di Haiti, subiamo le conseguenze di ciò cha accade in capitale, a Port-au-Prince, in mano alle gang. Vi racconto la storia di una giovane della nostra zona, una bella ragazza, con tanta voglia di vivere, come tutti i giovani.
Mita era una giovane allegra, carina, intelligente. Come tanti -troppi- giovani delle nostre zone, è stata schiacciata dalla situazione che è stata costretta a subire: mancanza di ogni prospettiva, ricerca del pane quotidiano che prende tutto il tempo della giornata e costringe a vedersi invecchiare senza riuscire a vivere per altro, subendo ogni tipo di violenza, senza difese, senza diritti. Frustrazione e coscienza della propria impotenza hanno preso il sopravvento su di lei, hanno preso possesso della sua mente, stravolgendola: una dei tanti giovani con turbe mentali, che vivono sulla strada, camminando senza meta, oggetto di disprezzo, di scherno, di violenza.
Con grande sforzo e pazienza eravamo riusciti a ridarle stabilità mentale, attraverso farmaci - non avete idea della difficoltà per trovarli- che per anni siamo riusciti comunque a garantire a lei e a tanti altri, fino a quando le difficoltà del paese, hanno tagliato le possibilità per averli. Questo è stato sufficiente perché la malattia mentale ritornasse ad avere il sopravvento. Per mesi non siamo riusciti ad avere sue notizie. In precedenza ogni volta che ci avevano segnalato la sua presenza eravamo intervenuti per recuperarla, portarla nella nostra casa, lavarla, vestirla, darle da mangiare, riconsegnarla in famiglia. Ogni volta che Mita mi torna in mente, mi sommerge il sentimento di profonda gratitudine e rispetto per Jocelène, che, in tutta semplicità, ogni volta che la ritrovavamo la prendeva per mano e la conduceva al sicuro, si occupava di lei in tutte le necessità, come una figlia. Qualche giorno fa i genitori anziani ci hanno raggiunto, affranti. Mita è stata uccisa, da un branco, uomini e donne, carnefici - e vittime del degrado causato dalla miseria- che l’hanno punita, lapidandola, perché in un paesino ad una ventina di chilometri da casa, aveva reagito a chi la bastonava perché aveva preso, per fame, da una bancarella un pezzo di pane, così, davanti agli occhi di tutti. Lapidata. I suoi resti divorati dai maiali. La famiglia ha appreso tutto ciò dopo settimane, da un testimone.
Quali sono le aspettative per i giovani di questa generazione? Andare a lavorare all’estero legalmente è quasi impossibile: tutti i paesi hanno chiuso le frontiere agli haitiani.
E’ praticamente impossibile ottenere visti per uscire dal paese, viene rifiutato lo stato di rifugiato e non viene accolto chi cerca asilo fuggendo alle violenze. Ma anche noi siamo profughi di una guerra, una guerra sporca, nascosta, economica in cui alcuni signori della guerra, haitiani e no, fanno soldi su questo popolo, fanno soldi sulla sofferenza e sulla vita dei più poveri. Troppo spesso i giovani di queste nostre famiglie impazziscono e finiscono i loro giorni sulla strada o fuggono dal paese allo sbaraglio, illegalmente, in mano a chi sfrutta la loro disperazione, senza nessuna sicurezza.
La guerra è in Europa. La guerra e’ in Medio Oriente. La guerra e’ in Myamar. La guerra da troppi anni e’ qui, in Haiti. La terza guerra mondiale a pezzi. Noi testimoniamo questo, ma senza paura. Testimoniamo perché è parte del nostro dovere di missionari: levare alta la voce per difendere la dignità della vita, ovunque. Per difendere la dignità dell’essere umano, di ogni popolo. Per difendere e esigere la solidarietà ed il rispetto per ogni essere umano, ovunque sia nato.
Qui siamo impegnati a proclamare il valore degli ultimi, dei bambini disabili, dei più emarginati. Servendo loro serviamo ogni essere umano e costruiamo Pace e diciamo che la vita di ogni uomo è sacra: in Haiti, in Ucraina, in Palestina, in Congo, in Italia, ovunque. Lo diciamo a nome di tutti voi e di coloro che desiderano Pace, lo diciamo con tutta la nostra fede nel Signore Gesù, il Crocifisso Risorto, in cui crediamo e che proclamiamo. Lui, il Principe della Pace.
Foto: Comision Interamericana Derechos Humanos
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