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Con coraggio e speranza nel dramma della guerra civile

La testimonianza di Maddalena Boschetti

Con coraggio e speranza nel dramma della guerra civile

Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di Maddalena Boschetti, fidei donum genovese ad Haiti, che racconta la drammatica situazione che si vive in quelle terre in preda alle bande e alle gang armate. Proprio nei giorni scorsi, scrive Maddalena, l'uccisione tragica di tre giovani missionari evangelici

Le gang hanno cambiato tattica. Sono meno rumorose, si stanno travestendo da eroi della patria, coloro che sono stati capaci di liberare Haiti da un primo ministro non eletto, non amato, non voluto. Si stanno limitando a “pochi” rapimenti, “poche” esecuzioni, molte estorsioni a coloro che cercano di resistere con il loro commercio, sempre più misero, agli autisti delle macchine sconquassate e colorate usate come trasporto pubblico, qui chiamate tap-tap, che pagano, ogni qualche metro, un pedaggio alla banda che ha il potere sul quel tratto di strada dove i banditi fermano i veicoli ostentando armi da guerra, senza che nessuno lo impedisca. Gli autisti danno i soldi richiesti, vere proprie tariffe, a seconda dei mezzi, ma sono i passeggeri a pagare, perché il costo del viaggio, sia cittadino che all’interno del paese è cresciuto a dismisura.

Un esempio: il prezzo del viaggio da Mare Rouge, nel Nord-Ovest, dove vivo, alla capitale, che è ripreso, con estreme difficoltà dopo mesi di isolamento, è passato da 500 gourd di qualche mese fa a 7.500 gourd, ovvero da un po’ meno di 4 dollari US a quasi 57. Per un paese dove il 60 per cento della popolazione vive sotto la soglia della povertà, ovvero con meno di 2,5 dollari US al giorno, è un assurdo. Ma non è solo questo. Il viaggio, pericoloso già normalmente per le condizioni delle strade, adesso lo è anche e soprattutto per gli agguati delle gang che estorcono e rapiscono interi autobus. Un viaggio che per coprire circa 220 km dovrebbe prendere circa 8 ore, ormai ha bisogno di 2 giorni, per attraversare tutto il paese ed evitare le zone più pericolose.
Ma non è solo questo. I banditi sono ovunque. Sono allo scoperto, spavaldi, arroganti, sicuri. Le armi sono portate con l’abitudine di chi porta una borsa, un ombrello. Armi da guerra. Sempre rinnovate, sempre cariche di munizioni, che non mancano mai.
I soldi delle estorsioni sono usati anche per “pagare” i derelitti che non hanno più nemmeno la forza di pensare, la gente che ha sofferto e soffre fino a perdere il buon senso in un degrado che li obbliga a cercare di sopravvivere in ogni modo, sono distribuiti in molte occasioni nei quartieri devastati dalla fame creata dalle stesse gang e servono a pagare manifestazioni “contro” gli interventi stranieri nel paese. Militari stranieri, tanto attesi e mai inviati, mentre la gente muore.
Ma qui è facile passare dal rifiuto del militare straniero all’odio verso lo straniero.
Giovedì 23 maggio, in questa nostra tragica, inumana, assurda, “anormale” quotidianità, di cui non si parla, della quale non trapelano notizie in Italia come negli altri paesi, quotidianità impossibile da descrivere perché impossibile da comprendere per chi non la vive, sono stati uccisi in modo agghiacciante tre missionari evangelici, di cui due americani, bianchi. In un orfanotrofio, di cui erano responsabili, a due passi dall’ospedale San Camillo, davanti ai bambini da loro accolti. Sono caduti in un agguato al ritorno dalla celebrazione in chiesa.

Hanno dato le ultime notizie ai loro cari praticamente in diretta, usando un wi-fi, perché le comunicazioni sono praticamente impossibili altrimenti, in uno scambio concitato di messaggi, fino a che tutti i telefoni si sono zittiti. Nonostante tutti gli appelli, nessuno è intervenuto. Le gang hanno depredato tutto, vandalizzato, picchiato, ucciso, bruciato i corpi. Sui social sono raccapriccianti le immagini. I due giovani americani, figlia e genero di un deputato repubblicano statunitense, missionari evangelici, marito e moglie, avevano 21 e 23 anni. Il responsabile haitiano dell’orfanotrofio, che ha condiviso la loro sorte, ne aveva poco più di 40.
In un paese di cui non si parla più da qualche tempo, forse per far pensare che le cose siano già state sistemate, questa è la nostra quotidianità.
Il nostro Papa ci invita a riflettere come nel martirio l’unione fra i cristiani sia già realizzata. Questi fratelli evangelici, sono nel mio cuore dei martiri, come suor Luisa Dell’Orto, come Suor Isa Sola, e sono luce per aiutarci a vedere il martirio dei tanti fratelli e sorelle haitiani che continua, nell’indifferenza, ma anche il coraggio della fede nel Signore della Vita, che ci invita a non aver paura, a sperare e a dare speranza, e a diventare chicchi di grano che caduti a terra, danno, in Lui, frutti di Vita, per tutti.

Maddalena Boschetti

Fonte: Il Cittadino
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