Esortazione Apostolica "Christus vivit": Papa Francesco ai giovani dopo il Sinodo
La Pastorale Giovanile sia ampia e flessibile, rivolta a tutti
A conclusione del Sinodo dedicato ai giovani, lunedì 25 marzo nella Santa Casa di Loreto Papa Francesco ha firmato l’Esortazione Apostolica “Christus vivit”, indirizzata “ai giovani e a tutto il popolo di Dio”.
Diffusa martedì 2 aprile, l’Esortazione, nove capitoli divisi in 299 paragrafi, vuole essere una “Magna Charta” per la Pastorale Giovanile, invitata dal Papa ad essere “popolare”, ossia pronta a raccogliere le critiche in vista di un cambiamento.
I giovani – dice il Papa – sono coloro che nella Chiesa possono fare la differenza nell’ottica di una capacità di entusiasmo e di testimonianza, di vicinanza agli ultimi e di senso della giustizia.
I giovani, dunque possono aiutare la Chiesa a “rimanere giovane, a non cadere nella corruzione, a non fermarsi, a non inorgoglirsi, a non trasformarsi in una setta”.
Riflettendo sulle ragioni che allontanano i giovani dalla Chiesa, Francesco elenca “Gli scandali sessuali ed economici; l’impreparazione dei ministri ordinati che non sanno intercettare adeguatamente la sensibilità dei giovani; la scarsa cura nella preparazione dell’omelia e nella presentazione della Parola di Dio; il ruolo passivo assegnato ai giovani all’interno della comunità cristiana; la fatica della Chiesa di rendere ragione delle proprie posizioni dottrinali ed etiche di fronte alla società contemporanea”.
Inoltre, Francesco si sofferma sul dolore dei giovani, che spesso sfocia nella violenza che “spezza molte giovani vite” con varie forme di abusi e dipendenze, mietendo vittime anche grazie alla “colonizzazione ideologica” e alla “cultura dello scarto”.
La famiglia, secondo il Pontefice, continua a rappresentare il principale punto di riferimento per i giovani, che devono impegnarsi nella ricerca del lavoro; nello stesso tempo la lotta alla disoccupazione deve diventare una priorità per la politica.
Infine, uno sguardo alla Pastorale Giovanile: per il Papa, essa deve diventare “più ampia e flessibile”, per valorizzare “quei giovani credenti che sono leader naturali nei quartieri e nei diversi ambienti”. No, allora, ad una pastorale giovanile “asettica, pura, adatta solo ad un’élite giovanile cristiana che si sente diversa, ma che in realtà galleggia in un isolamento senza vita né fecondità”.
Sir
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