Crisi Ilva: appello di Mons. Filippo Santoro per una soluzione rapida
Il vescovo di Taranto esprime preoccupazione per i lavoratori e la città
“Sull’Ilva il disastro non avrebbe potuto essere più totale: è un vero capolavoro di incompetenza, quello che abbiamo davanti agli occhi”: così ha commentato il presidente del Movimento cristiano lavoratori (Mcl), Carlo Costalli, alla notizia che la cordata franco-indiana che ha rilevato il gruppo industriale tarantino, ha notificato ai commissari straordinari dell’Ilva la volontà di rescindere l’accordo.
Per Costalli si tratta di “una vera bomba sociale che si sta per abbattere sulla città di Taranto, e che si va a sommare all’emergenza ambientale e a quella per la salute pubblica dei cittadini. Da oggi anche con ricadute pesantissime sull’occupazione”. “Uno stato di cose inaccettabile, frutto di scelte politiche pavide e irresponsabili messe in campo non solo da questo Governo, ma anche dai precedenti. Una sommatoria di incompetenze e di veti incrociati fra Parlamento e magistratura che – sottolinea il presidente di Mcl – alla fine ha generato i suoi annunciati disastrosi effetti”. “Una figura davvero poco edificante anche sul piano internazionale per il nostro Paese, incartato su stesso e incapace di concepire politiche di ampio respiro”, conclude Costalli.
In una dichiarazione al Sir (Servizio Informazione religiosa) Mons. Filippo Santoro, Vescovo di Taranto, ha espresso forte preoccupazione sia per i lavoratori interessati, che per la città stessa.
"Taranto è una città che soffre per la mancanza di opportunità per i giovani che continuano ad andare via per realizzare le proprie aspirazioni, non possiamo permetterci di sacrificare altri posti di lavoro. I toni perentori poco si addicono al rapporto tra le parti che dovrebbe essere invece caratterizzato da buon senso e responsabilità. Non si possono chiedere “le mani libere” quando in gioco ci sono la salute e il futuro di tante persone, di un’intera città e della sua provincia. Abbiamo già subito con la precedente proprietà i frutti amari e velenosi di uno sviluppo legato esclusivamente al profitto. Certo, cambiare le condizioni in corso d’opera ha dato ad AM il pretesto per rimettere in discussione l’accordo che con così tanta fatica era stato sottoscritto dalle parti".
Mons. Filippo Santoro ha anche rivolto un appello affinché la politica si attivi per la risoluzione della crisi: "Altresì leggo strumentalizzazioni politiche che non favoriscono la comprensione di un problema complesso: è stata la Magistratura ad adottare i provvedimenti di sequestro degli impianti non a norma e il provvedimento che abolirebbe lo “scudo penale” presente nel Decreto salva imprese è al vaglio della Corte Costituzionale perché sempre la Magistratura ne ha richiesto il giudizio di legittimità. Sono invece molto preoccupato per quello che potrebbe accadere, rischiamo che all’emergenza ambientale, tuttora ben lontana dall’essere risolta, si aggiunga quella sociale.
Siamo al punto in cui sono diventati intollerabili i giochetti della politica per lucrare il consenso.
L’attuazione del Piano ambientale è possibile solo utilizzando risorse rivenienti dai bilanci dell’acciaieria e non possiamo condannare alla cassa integrazione prima e alla disoccupazione poi gli operai che si andrebbero ad aggiungere ai tanti disoccupati per i quali non si trova soluzione. Occorre uno sforzo di rinnovata analisi e di creatività per far nascere posti di lavoro stabili. Se si decide poi per il ridimensionamento della fabbrica si deve “pre-vedere” un piano di graduale occupazione delle diverse migliaia di persone in questo territorio. Queste, lasciando il siderurgico, dovranno poter usufruire di nuovi investimenti, per sviluppare anche il terziario, una agricoltura di eccellenza, l’utilizzo delle risorse del mare e il turismo".
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