50ma Settimana Sociale. A Trieste "Al cuore della democrazia"
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha aperto i lavori: «La democrazia non è solo un metodo»
Quante occasioni di scoraggiamento e quanto senso di sfiducia possono aver incontrato sul loro percorso Simone Ferraiuolo, che nel 2008 a Matera grazie al sostegno del Progetto Policoro della Conferenza Episcopale Italiana ha fondato con altre sette persone la cooperativa “Oltre l’arte” e oggi grazie a 110 collaboratori offre percorsi di valorizzazione del patrimonio artistico della città, o Carla Barbanti, che a Catania con il gruppo di lavoro “Trame di quartiere” promuove azioni di inclusione sociale che attraverso una politica dell’abitare tesa a non escludere nessuno disegna spazi urbani come luoghi di incontro e condivisione?
Tanti. Perché partecipare costa.
Ma sono lì, al loro posto. A Matera e a Catania. Ci sono Simone e Carla. E non perché testardi, ma perché hanno capito una cosa: il loro impegno genera futuro. Per la loro terra e per chi la abita.
Lo hanno capito a tal punto che lo hanno raccontato davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, aprendo a Trieste la cinquantesima Settimana sociale dei Cattolici in Italia: hanno raccontato quali frutti porta nel tempo la partecipazione a cooperative, gruppi, associazioni, movimenti dal basso di impegno civile, sociale, ecclesiale che generando processi di medio e lungo periodo riescono a cambiare davvero le cose.
Sono solo due delle decine di buone pratiche di partecipazione democratica che costituiranno con i loro gazebo sistemati nelle piazze della città la trama di questa edizione della Settimana sociale, insieme agli incontri di approfondimento aperti a tutti organizzati da associazioni ed enti; in parallelo, oltre mille delegati delle Diocesi italiane parteciperanno a cinquanta gruppi di lavoro per definire stato dell’arte e ipotesi di lavoro su diversi temi, dal cambiamento climatico alla cultura, dalla scuola alla famiglia.
Cinque giornate impegnative per mettere al centro il grande tema della democrazia, che sta al cuore della Settimana, incarnando il solo e unico centro di interesse che la Chiesa difende nel suo impegno sociale: la persona. La cui difesa è “l’unica libertà”, ha ricordato nel suo intervento il presidente della CEI card. Matteo Zuppi, senza cui la democrazia non “si invera”, un verbo utilizzato in forma riflessiva dal presidente Mattarella ben tre volte in quella che è stata una autentica lectio magistralis.
Perché “la democrazia non è solo un metodo”, ha spiegato con decisione il Capo dello Stato, “ma ha un’anima, senza cui implode”, ed è costantemente generata dall’adesione libera ai fondamenti istituzionali e sociali del Paese di donne e uomini spinti dall’unico desiderio di allargare i confini della partecipazione, elaborando una visione di bene comune che valorizzi le libertà individuali e la cooperazione sociale.
Più volte gli applausi hanno interrotto il Capo dello Stato, a segnalare l’adesione convinta della Chiesa che è in Italia ad una prospettiva di partecipazione inclusiva e capace di generare bene per tutte e tutti. A cominciare da Trieste, città di confine, città protesta verso l’orizzonte, città che oggi accoglie delegate e delegati all’inizio del loro percorso che offrirà alla Chiesa spunti per un impegno che non vuole partire dai tanti “senza” che corrodono l’impalcatura sociale, ma si pone in ascolto dei sentieri dove donne e uomini oggi spendono le loro esistenze, come ha ricordato la vicepresidente del Comitato scientifico delle settimane sociali, Elena Granata, nel dare il benvenuto ai rappresentanti delle Diocesi.
Fra loro, più di venti delegate e delegati da Genova, La Spezia, Chiavari, Savona, Albenga-Imperia e Tortona, che nelle prossime settimane proveranno a riportare in Liguria il senso del loro lavoro a Trieste, immaginando percorsi partecipativi sui territori.
E intanto iniziano già ora il loro confronto.
Emanuela Castello
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