Non esiste pace senza dialogo
Rubrica a cura della Federazione Settimanali Cattolici di Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta con AdG Agenzia Giornali Diocesani
La pace è lo spontaneo armonizzarsi delle parti in un tutto. Questo è pure il dialogo. Così è avvenuto nel lontano 1453, subito dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi. Mentre i più progettavano una nuova crociata, Niccolò Cusano scrisse il “De pace fidei”. In esso si immaginava un Concilio tenuto in cielo tra i filosofi di tutte le religioni, alla presenza del Verbo, cioè Cristo, degli apostoli Pietro e Paolo e del Signore stesso, per ricercare la pace tra le diverse fedi.
La pace venne effettivamente trovata grazie al generale riconoscimento che, al di là delle diversità teologiche e di culto, è sempre un unico Dio quello che in realtà tutti i popoli hanno adorato, nella comune ricerca della beatitudine eterna. Il cardinal Cusano definisce la conclusione del suo immaginario Concilio con la formula “Religio una in rituum varietate”: una sola religione nella diversità dei riti. Questa è la formulazione sintetica per una vera e duratura pace religiosa.
Il libro De pace fidei rimane un’opera straordinaria pensando al tempo in cui fu scritta. Nei secoli essa ha ispirato filosofi sul tema della pace e dei conflitti anche religiosi, ma rimane ancora fonte di ispirazione nel nostro tempo.
Non esiste la pace senza il dialogo che ne è l’essenza. Ma esso non è solo il desiderio del mondo unito nella contemplazione dell'universo e delle creature. Il dialogo è pure il mondo delle piccole “pratiche quotidiane” della vita in famiglia, nel lavoro, nel territorio. Di esse ha parlato l’arcivescovo di Torino, Roberto Repole, a proposito della Pasqua 2024. È la ‘pace quotidiana’ che sa ascoltare, guardare oltre a sé, tendere l'orecchio per immergersi negli altri, nel tutto, nell'illimitato, nell'infinito.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento