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Per un’Italia possibile. La cultura salverà il nostro paese?

La cura per il patrimonio italiano è racchiusa in sette capitoli: si tratta del volume "Per un'Italia possibile. La cultura salverà il nostro paese?" fatica letteraria di Ilaria Borletti Buitoni, presidente del FAI (Fondo Ambiente Italiano), edita dalla Mondadori.

Per un’Italia possibile. La cultura salverà il nostro paese?

La cura per il patrimonio italiano è racchiusa in sette capitoli: si tratta del volume "Per un'Italia possibile. La cultura salverà il nostro paese?" fatica letteraria di Ilaria Borletti Buitoni, presidente del FAI (Fondo Ambiente Italiano), edita dalla Mondadori.
La presentazione ufficiale a Genova è stata mercoledì 4 luglio nella Sala del Minor Consiglio a Palazzo Ducale. Di lettura semplice e scorrevole, il volume richiama al dovere civile per recuperare una situazione di degrado: "Solo noi, i cittadini, con un termine un po' abusato, la società civile, chiunque si spinga oltre l'indignazione ad agire pretendendo da chi abbiamo eletto un'azione degna e volta all'interesse vero della collettività, possiamo cambiare l'attuale situazione". Il riferimento alla condizione di trascuratezza ed abbandono in cui versano preziosi ambienti è chiaro. In questo volume l'autrice cerca di individuare alcune possibili azioni per rimediare agli scempi perpetrati quasi percorrendo un viaggio attraverso la nazione: le soste obbligatorie sono sull'esempio di don Antonio Loffredo e dei suoi ragazzi per la salvaguardia del reticolo sotterraneo delel catacombe di Napoli, l'impegno delle Fondazioni private e pubbliche, l'incremento delle associazioni no profit per le attività dedicate all'educazione ambientale, tese al recupero e alla valorizzazione del turismo culturale. Quello della presidente Buitoni è, quindi, un messaggio di fiducia custodito in 128 pagine. Il volume parte dall'amara considerazione che: "[...] nel nostro Paese si sia perpetrato, negli ultimi venticinque anni in particolare, il peggior danno al paesaggio che in qualsiasi altro stato occidentale. Legare questa desolante considerazione ai temi della responsabilità collettiva e della rapacità economica, all'incapacità di percepire tutto il Paese come il proprio [...]". Le conseguenze sono che, a differenza di Francia, Germania ed Inghilterra, il nostro Paese ha perso importanti occasioni per sfruttare la risorsa in espansione del turismo culturale e naturalistico. "C'è un legame tra l'Italia civile ed un'Italia possibile" è la verità di Luca Borzani, presidente di Genova Palazzo Ducale - Fondazione per la Cultura - che insieme ai professori Giorgio Ficara e Giuseppe Pericu hanno presentato il volume di Ilaria Buitoni al quale si è approcciato anche Dario Vergassola. "Non si esce dalla crisi tali e quali a come si è entrati perchè quel passato non tornerà più - è l'opinione espressa da Borzani - ma Cultura, Scuola e Conoscenza possono diventare una fase di crescita che, come il libro fa, rompe con l'idea di crescita sinonimo di potere. "Per un'Italia possibile. La cultura salverà il nostro paese?" è un "libro del fare" che suggerisce percorsi che fanno tesoro dell'esperienza del Fai e trova il coraggio per mettere nero su bianco che la Cultura che salverà il nostro paese non è quella legata alla mercificazione del turismo ma quella che passa attraverso l'arricchimento personale e dal confronto con altre realtà per approdare al recupero delle nostre identità culturali. Così si ritrova l'identità nazionale e culturale, fatta di tante diverse comunità. La scommessa del libro, che fa emergere anche l'impegno del terzo settore, è anche l'individuazione delle ragioni umane della conservazione del bene collettivo e porta con sé un livello sociale in quello che è la considerazione teorica del paesaggio. Il libro presuppone un rovesciamento della teoria legata alla conservazione: non è più un concetto bigotto, perchè solo conservando si può presumere di fare dei passi in avanti. All'idea poetica di poter lasciare un mondo migliore di quello che abbiamo trovato, Dario Vergassola ha intrecciato i racconti personali tra le campagne di Cornigliano dove si recava per incontrare le zie. Un affresco di un passato lontano quello dell'attore lascia filtrare il messaggio che ogni paesaggio è un'opera d'arte ed un intero popolo crea il proprio paesaggio in quanto costituisce il serbatoio profondo della propria cultura: "Reca l'impronta del suo spirito" come scriveva Martin Schwind.

Per un’Italia possibile. La cultura salverà il nostro paese?
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