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La strada di Henriquet

Trent'anni della Gigi Ghirotti nella storia del suo fondatore sono il contenuto de "La strada di Henriquet". Lunedì 12 maggio nella Sala del Munizioniere a Palazzo Ducale a presentare il volume - che raccoglie flash e storie dell'impegno del prof. Franco Henriquet a favore dei malati terminali di Aids, tumore e Sla, mentre lungo tutte le 159 pagine la vita della città scorre in sottofondo - erano l'editore Chinaski e il presidente del Tribunale per i Minori Adriano Sansa.

La strada di Henriquet

Trent'anni della Gigi Ghirotti nella storia del suo fondatore sono il contenuto de "La strada di Henriquet". Lunedì 12 maggio nella Sala del Munizioniere a Palazzo Ducale a presentare il volume - che raccoglie flash e storie dell'impegno del prof. Franco Henriquet a favore dei malati terminali di Aids, tumore e Sla, mentre lungo tutte le 159 pagine la vita della città scorre in sottofondo - erano l'editore Chinaski e il presidente del Tribunale per i Minori Adriano Sansa.
Finemente punzecchiati dal giovane editore, i due autori - Henriquet ed Enrico Cirone, giornalista, disegnatore satirico, autore radiofonico, televisivo e pubblicitario - e il socio fondatore della Ghirotti ed ex sindaco Adriano Sansa hanno restituito ai presenti uno spaccato estremamente interessante di oltre cinquant'anni di storia cittadina e non solo.
E' merito della parola scritta con soffice levità da Cirone se il libro si legge d'un soffio, colmo com'è di riflessi di vita. "Abbiamo cercato di dare una leggerezza dal fondo, da persone che hanno lasciato un'idea, una luce finale, un fatto concreto, una realizzazione consegnata nelle mani di chi resta".
Cirone a proposito dell'anno di lavoro per la stesura del testo ha poi detto lo stupore per l'empatia con il "Prof" e "l'atmosfera ovattata" che avvolgeva "questa sorta di santuario del silenzio". Interpellato sulla sanità per il futuro Henriquet ha evocato Suor Paolina, la caposala che stava in corsia tutta la giornata e subito dopo cena tornava a vedere gli operati e a dare la buona notte a chi non si era ancora addormentato. Le sue colleghe attuali sono forse "più valide, efficienti, capaci, laureate, ma il progresso non deve essere pagato da una caduta di umanità, di relazioni, di comunicazione tra chi cura e chi è curato".
"La sanità e la più grande costruzione che possiede l'Italia - ha detto Sansa, abbiamo maturato una sanità per tutte le persone umane che sono sul territorio come pochissimi altri Paesi al mondo. Questa è stata una grandissima conquista e non la dobbiamo perdere".
Henriquet ha affermato che la medicina ha come obiettivo di guarire: se il medico non riesce a guarire il malato il medico si sente sconfitto, tira i remi in barca e abbandona il malato. Si deve invece porre accanto e accompagnarlo fino al termine della vita, anche quando il dolore non si riesce ad eliminare, nella sua componente fisica ed emozionale. "Allora ci sentiremo dei vincenti. Il burn out non ci deve coinvolgere".
Di fronte all'avanzare della malattia, "cerchiamo di dare ancora un senso attraverso la vicinanza, l'ascolto, l'aiuto" è stata la risposta di Henriquet provocato a pronunciarsi sull'eutanasia. Accanto al malato terminale è necessaria anzitutto "una presenza umana e competente" - ha sottolineato Sansa; "Gli analgesici vanno usati, anche se possono abbreviare la vita. Altro è procurare la morte"."Cautela e rispetto" ha espresso Cirone, citando il grande giornalista Beniamino Placido, che interpellato sulla pena di morte rispose: "Perché anticipare quello che poi verrà?"
Cirone ha concluso l'evento con la lettura delle pagine dedicata alla mitica suor Paolina, "esempio di mirabile dedizione" che nel 1965 al San Martino - allora il più grande nosocomio d'Europa - "presidiava come un gendarme l'Operatorio centrale: quattro sale chirurgiche su due piani, tra i padiglioni 11 e 12, nelle quali eseguivano i propri interventi tutti i più grandi specialisti dell'epoca".

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