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In libreria - “Un cardiologo visita Gesù”

Intervista all'autore Franco Serafini

In libreria - “Un cardiologo visita Gesù”

Venerdì 27 settembre è stato presentato anche a Genova, tra gli affreschi dell’oratorio di San Flippo Neri, il libro “Un cardiologo visita Gesù” di Franco Serafini. Il libro, pubblicato nel 2018, è arrivato alla sua terza ristampa ed è già stato tradotto in diverse in lingue, segno di un particolare interesse verso questo approfondimento scientifico in un ambito avvolto dal mistero della fede. Per provare a comprendere meglio le ragioni di questo libro abbiamo intervistato l’autore Franco Serafini. 

Da dove nasce il desiderio di scrivere questo libro? Vuole essere la dimostrazione di qualcosa o meglio di qualcuno?

È un desiderio sorto ormai una decina di anni fa. Sapevo che alcuni miracoli eucaristici, in tempi recenti, erano stati sottoposti ad indagini di tipo medico legale: lo stesso tipo di indagini che la polizia scientifica esegue per esempio in una scena del crimine... Mi riferisco a miracoli eucaristici della tipologia di cui persiste una traccia biologica, come nelle Particole che sembrano sanguinare. Mi sembrava, come credente e come medico, un argomento della massima importanza. Pensavo: “se i miracoli sono autentici disponiamo di vere e proprie biopsie del Corpo di quell’Uomo. Chissà che cose interessanti potremmo ricavarne!”. Eppure non trovavo né in rete né in libreria materiale adeguato che approfondisse l’argomento. E così, un po’ per caso, ho cominciato una mia ricerca personale. Ho contattato, nel mondo, gli studiosi coinvolti nelle indagini, quattro volte su cinque sono andato di persona sul posto in cui erano avvenuti i fatti e ho raccolto tutta la documentazione ad oggi disponibile.

Nel rapporto fede e scienza, che come ha scritto si tratta di un rapporto un po’ tormentato, forse abbiamo superato la fase dei perché. Possiamo dire che questo libro invece cerca di dare qualche risposta? Ci aiuta a capire che questo binomio può stare insieme?

Sì, l’argomento dello studio medico-scientifico dei miracoli eucaristici costringe i due mondi della scienza e della fede a trovare un terreno comune. A volte però mi è sembrato che più che un incontro cordiale si sia trattato di uno scontro dove da tutte le parti si prova imbarazzo. La scienza è come costretta a usare i propri strumenti tecnologici per studiare qualcosa che ideologicamente non vorrebbe proprio ammettere. Ma anche dal punto di vista della fede so di credenti che evidentemente preferiscono una fede più “spirituale”, più evanescente e incorporea, che possa fare a meno di reliquie così “disdicevoli”, fatte di carne e sangue martoriati.

Devo ammettere che questo argomento ha la potenzialità di riportare l’attenzione al Cuore, al centro vivo e imprescindibile della nostra fede che è l’Eucarestia, utilizzando un linguaggio, quello della scienza e un punto di vista nuovi e a cui l’uomo di oggi è particolarmente sensibile.

Non si corre il rischio che queste indagini possano impoverire il mistero della fede? Oppure si tratta di una maggior evidenza di questo?

Non direi proprio che si rischi di impoverire la fede! Intanto se questi miracoli avvengono, e continuano ad avvenire proprio in questi ultimi anni con abbondante generosità, è perché il Cielo evidentemente li considera necessari. Sarebbe sciocco ignorarli da parte nostra...

Ma c’è una caratteristica, non falsificabile e tipica dei miracoli eucaristici autentici, che vorrei sottolineare. Il miracolo sa anche rispettare la nostra libertà, senza sopraffare o umiliare la fede con un eccesso di prove scientifiche. I dati di cui parlo sono incredibilmente interessanti e possono certamente aiutare la fede nella Presenza Reale del Signore nel Pane e Vino consacrati, ma si tratta di dati comunque mediati da interpretazioni e da indagini che consentono un margine di discrezionalità. 

Cosa si nasconde nei miracoli eucaristici? Hanno un filo rosso comune o ognuno è una storia a sé?

Un altro aspetto convincente di questi miracoli eucaristici è proprio quello del riproporre, a prescindere dal tempo e dal luogo in cui si sono verificati, lo stesso schema. Gli studiosi ritrovano, a Buenos Aires, come in Polonia o in Messico, più o meno le stesse cose. Questo ovviamente rafforza la credibilità reciproca di questi fatti.

Si confermano essenzialmente quattro aspetti:

1. C’è sempre il cuore di un uomo e questo cuore è profondamente sofferente. Dalle analisi ottenute si ricava la diagnosi di un vero e proprio infarto come avviene nel corso di un intenso stress o una grande angoscia.

2. Spesso c’è sangue che pure presenta segni di sofferenza compatibili con un quadro di severo politraumatismo.

3. Questi tessuti appartengono, quando lo si analizza, allo stesso gruppo sanguigno, cioè AB, il gruppo più raro tra gli uomini.

4. È presente DNA, ma che inspiegabilmente sfugge ai comuni test di identificazione. Io vedo in questo, oltre ad un ulteriore segno di irriproducibile eleganza, la prova del non volersi rivelare troppo da parte del miracolo. Lo stesso profilo di DNA che identificasse lo stesso uomo in due miracoli eucaristici diversi sarebbe un dato troppo forte che darebbe sì una evidenza scientifica alla realtà dell’Eucarestia ma che, come dicevo, renderebbe superflua la fede.

- Quale miracolo che ha indagato le sta più a cuore?

Non saprei decidermi. Forse per me, di famiglia di origine abruzzese, quello antichissimo di Lanciano. Studiato magistralmente nel 1970 dal prof. Odoardo Linoli. Nel tempo si erano come “incrostate” appendici pseudo-scientifiche che ho potuto contribuire a eliminare per fare ancora meglio risaltare il lavoro impeccabile del prof. Linoli.

- Cosa vuol dire per lei, cattolico, indagare e realizzare queste scoperte?

Mi angoscia un po’ la sproporzione tra l’importanza di questo argomento, l’enorme potenzialità apologetica che ne scaturisce e la mia pochezza, la mia inadeguatezza. In questi ultimi anni ho perso il conto delle presentazioni in giro per l’Italia, delle interviste, delle registrazioni. È anche una grande responsabilità... Mi conforta pensare che i contenuti di cui parlo sono evidentemente dotati di vita propria e possono raggiungere il cuore di tanti. E non c’è bisogno di una laurea in medicina per comprendere la realtà di un cuore sofferente racchiuso nell’Eucarestia.

Fonte: Il Cittadino
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