In libreria - Nostra Signora dei Galletti
Nel libro di Alberto Bruzzone la storia del quartiere di Multedo
Assistiamo, da anni, allo sgretolarsi delle comunità e all’avanzare violento della modernità. Con tutti i suoi pregi, i suoi vantaggi, le sue peculiarità, ma anche con l’inevitabile prezzo da pagare in termini di appartenenza e di identità. In un mondo che si fa inesorabilmente più piccolo, in cui le distanze si riducono e gli uomini – volenti o nolenti - si avvicinano e si mischiano, ci sono quartieri che lottano per aprirsi all’attualità senza perdere la propria essenza, le proprie radici, i propri valori di fondo.
Multedo, stretto fra il mare e la collina di Monte Oliveto, gravato da pesanti servitù industriali che ne hanno snaturato il territorio e l’urbanistica, è uno di questi: un posto dove i legami personali sono ancora forti, intensi, dove le maestre della Scuola Alfieri sono considerate delle seconde mamme per i bambini del quartiere e in cui resistono dei punti di riferimenti diffusi e riconosciuti, siano essi la Parrocchia, il Circolo o un esercizio commerciale. Un’eco di un tempo passato in cui questa coesione era ancora più vigorosa, a cui si pensa con nostalgia, ovviamente, ma anche con la lucida determinazione di chi sa che non tutto è perduto, e che di quelle relazioni va preservato il salvabile per dare alla nostra società forza e solidità, avversando smarrimento e solitudine.
Comprendere l’essenza di questa realtà e raccontarla con profondità è privilegio riservato a chi a Multedo è nato, e contemporaneamente dispone di una abilità di scrittura e narrazione invidiabili: è il caso di Alberto Bruzzone, giornalista professionista già storica firma del Corriere Mercantile, che ha raccolto i ricordi, le testimonianze, i sapori di un tempo in qualche modo perduto e li ha impressi fra le pagine della sua opera, “Nostra Signora dei Galletti”. Un libro che ci parla di un tempo dolce, in cui le persone si parlavano, e in cui le identità si mischiavano nel confronto quotidiano, nelle piccole cose della vita di tutti i giorni: una serie di racconti da cui riaffiorano uomini e donne che del quartiere hanno inconsapevolmente fatto la storia, trascinandolo fuori dalle macerie della guerra e dandogli coesione e benessere, attraverso la cultura del lavoro, della famiglia, della solidarietà.
Bruzzone ci presenta una serie di episodi all’apparenza semplici, ma che racchiudono in sé la complessità e la fatica delle relazioni sociali, il miracolo quotidiano di un quartiere che rinnova i suoi legami di amicizia e di rispetto: fra le righe della narrazione sembra di rivedere don Giuseppe Ferraro al Circolo San Luigi circondato da orde di ragazzini, o don Luigi Montaldo alzare al cielo il calice, rispettando il rituale fisso della funzione pomeridiana in Oratorio; sembra di incontrare ancora la storica bidella Rusin nei corridoi della scuola, e ammirare Alessandro Villa gonfiare la rete del campo Pertini, indomito, con la maglia granata e la fascia da capitano; sembra di vedere il pub Molly Malones tornare, per un attimo, il Forno Vecchio, e riviverne la sua trasformazione, o meglio la sua evoluzione, nel solco di una tradizione impostata dai padri e portata avanti dai figli, con lungimiranza, tenacia e passione.
Non è un caso se, durante la partecipatissima presentazione del libro, che nella calda serata del 10 luglio scorso ha riempito i campetti di Multedo, a più di un presente sia scappata una lacrima: perché ognuno ha potuto riconoscere un po’di sé in quelle righe, ed ognuno ha colto, nella loro profondità, qualcosa da preservare e difendere ancora, oggi come quaranta anni fa, per consegnare ai figli una società che guarda con orgoglio al proprio passato e con fiducia al proprio futuro.
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