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Da Camaldoli a Trieste, cattolici e democrazia: per continuare il cammino

Lunedì 3 giugno al Quadrivium la presentazione con l'autore Ernesto Preziosi

Da Camaldoli a Trieste, cattolici e democrazia: per continuare il cammino

La prossima Settimana sociale dei Cattolici a Trieste, dal 3 al 7 luglio, in continuità con l’esperienza delle precedenti, ci aiuterà a riflettere sul ruolo della partecipazione e della politica. Negli ultimi decenni siamo portati a cercare esempi, modelli e riferimenti politici lontani nel tempo. Ai “politici” chiediamo che valori e comportamenti siano uniti in una testimonianza di vita realmente coerente e le difficoltà della nostra epoca sembrano allontanare il mondo cattolico dall’impegno diretto verso la casa comune orientandosi in molti in azioni associative e di volontariato, importantissime, ma lontano dalle istituzioni. E’ un po’ un rinchiudersi nelle sacrestie e fuggire il rischio e la difficoltà di stare sulla frontiera delle istituzioni e della politica diretta, quella che poi nei fatti dovrebbe guidare le grandi scelte del Paese e delle comunità territoriali.
Per parlare di queste tematiche, lunedì 3 giugno alle ore 17.30 alla Sala Quadrivium è in programma la presentazione del libro "Da Camaldoli a Trieste. Cattolici e democrazia: per continuare il cammino", di Ernesto Preziosi.

La riflessione che potremmo affrontare vuole, partendo da radici note, comprendere anche il quotidiano ed orientare il futuro. Occorre provare ad incidere sui processi che portano al governo del Paese.
E non ci si può illudere che basti la via dell’autogoverno da parte dei gruppi di cittadini più consapevoli sui territori, di comitati che affrontano anche con competenza problematiche parziali e circoscritte, di circuiti di impegno ed interesse alternativi alle istituzioni. Poi ci si deve incontrare perché la politica istituzionale, con le sue decisioni, può stroncare in un attimo anni di impegno sociale di base.
La politica, da un po’ di anni, è troppo autoreferenziale. Quando ci si concentra solo sui propri interessi e sulla propria cerchia di amici e colleghi, si rischia di perdere di vista il resto del mondo. Tramontate le grandi ideologie di massa e superati i partiti ideologici del ‘900 si dovrebbe imboccare una via: “la laicità positiva”, capace di far incontrare i diversi nella ricerca di ciò che unisce e non nella esaltazione di ciò che divide, per crescere insieme verso un’unità sempre maggiore, nel pieno rispetto dell’identità di ciascuno. Credo che il ruolo dei cattolici possa essere ancora significativo ed importante per la crescita della nostra comunità nazionale anche se appaiono evidenti due rischi: quello dell’irrilevanza e quello dell’insignificanza. Molti cattolici italiani non hanno ancora compreso due trasformazioni radicali e non facilmente reversibili del sistema politico: il bipolarismo e la personalizzazione dell’azione politica. Forse questo non piace perché si allontana dalla tradizione comunitaria del cattolicesimo impegnato ma gli elettori hanno ormai incorporato questi due tratti distintivi dell’azione politica e con essi bisogna farci i conti se non si vuole diventare irrilevanti.
L’adesione condivisa a valori, anche espressi dalla Carta Costituzionale, che hanno rappresentato per decenni il comune sentire del popolo italiano, oggi sono confinati nelle scelte personali e pertanto non agevolano il naturale riconoscersi nell’impegno politico. La ricerca identitaria causa quindi l’indifferenza. In politica ci si impegna non “da cristiani” ma “in quanto cristiani”.

Fonte: Il Cittadino
Da Camaldoli a Trieste, cattolici e democrazia: per continuare il cammino
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