IV domenica di Avvento - Anno A, Mt 1,18-24
Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
L' evangelista Matteo mette davanti ai nostri occhi una prima svolta nella vita pubblica di Gesù: dopo l'arresto del Battista, Gesù inizia la sua missione, invitando alla conversione. In realtà le parole che sono poste sulle labbra di Cristo sono esattamente le stesse che risuonavano sulla bocca di Giovanni: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino". Sembrerebbe che Gesù si limiti a proseguire l'annuncio del profeta, e che la vera novità non sia tanto legata alla proclamazione del regno ormai vicino, ma al legame unico e originale che Gesù pone tra il regno e la propria persona. Qui, in effetti, c'è l'irruzione di qualcosa di nuovo e di sorprendente, perché nelle parole e nei gesti del maestro di Nazaret si manifesta la presenza stessa del regno all'opera, cioè la reale signoria di Dio che inizia ad agire nella nostra storia, come potenza di grazia e di salvezza. In questo senso è illuminante il fatto che l'iniziale proclamazione del regno sia seguita dalla scena della chiamata delle due coppie di fratelli, Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni, che sono i primi a lasciare tutto per seguire Gesù. Nella narrazione schematizzata e in perfetto parallelismo delle due scene, Matteo ci permette di riconoscere i tratti singolari dell'iniziativa di Cristo, che in modi e tempi diversi, sta alla radice di ogni esistenza toccata e plasmata dal Vangelo. Innanzitutto Gesù è in cammino "lungo il mare di Galilea", nell'ambiente di vita di questi uomini e posa uno sguardo sui prescelti, prima di chiamarli li vede, ed è un vedere che esprime attenzione, predilezione, desiderio di entrare in rapporto con questi discepoli, che, secondo la narrazione del quarto vangelo (cfr. Gv 1,35-42), avevano già iniziato un cammino di conoscenza di Gesù. Ma, al di là dello svolgimento reale e della successione degli avvenimenti, all'evangelista preme rivelare la forza creativa della chiamata di Cristo, che sa trasformare la vita.
Qui, infatti, è il secondo tratto del racconto, perché, dopo lo sguardo rivolto a questi pescatori, impegnati nel loro lavoro quotidiano, c'è la parola improvvisa ed autorevole che chiama, che comanda e che ha la stessa efficacia della parola di Dio: "Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini". È una parola che racchiude una promessa, e che immediatamente muove ad una risposta; è una parola che non cade a vuoto, e che mentre risuona all'orecchio, sa aprirsi un varco nel cuore; è una parola che rimanda a colui che parla e che chiede solo di seguire Gesù. La chiamata è, in fondo, una Presenza che parla: essere discepoli di Cristo, fin dall'inizio, non è semplicemente aderire ad un insegnamento, né solo accogliere l'annuncio del regno che si avvicina, ma è accettare di vivere un legame con lui, mettendosi alla sua sequela. Essere discepoli è andare dietro ad una presenza, che si muove, è mettere i nostri passi dietro i suoi, e tutto ciò, per i primi, ha voluto dire un movimento del corpo e del cuore, ed anche oggi, è un'esperienza che vuole coinvolgere la totalità della nostra persona. Seguire Cristo è un movimento della libertà che abbraccia tutta la vita, e che non può essere limitato ad una sorta di pura conversione interiore e spirituale, perché il Signore si fa presente nel corpo vivo della sua Chiesa, e c'invita ad andare dietro a lui, anche nella concretezza di gesti e rapporti che toccano la vita e le danno una forma nuova. Così giungiamo al terzo tratto fondamentale di questa scena di chiamata, che è appunto la totalità e la prontezza dell'adesione: "Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono".
Questi uomini lasciano tutto, le reti e la barca, simbolo del loro lavoro, e il padre, segno dell'appartenenza ad una famiglia, e seguono Gesù: il lasciare è immediato, è una sorta di rottura e di nuovo inizio, mentre il seguire è un processo lungo, che li impegnerà per tutta la vita e che conoscerà fatiche, incomprensioni, abbandoni e ritorni. La prontezza del sì a Cristo esprime la stima e il credito pieno, dato a Gesù, il rischio di una libertà che riconosce l'eccezionalità di una presenza, ma questa decisione del cuore apre un cammino non scontato, dove, nel tempo e nella fedeltà, si matura in una profondità di certezza e di affezione: il percorso dei primi discepoli, che il racconto evangelico ci ripropone, prosegue nei credenti di ogni tempo, fino a noi oggi.
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