Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore
Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (anno C)
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.
Nel capitolo 11 della prima lettera ai Corinti, Paolo redarguisce severamente i suoi fedeli poiché quando si riunivano per la cena del Signore, ognuno prendeva il proprio pasto senza che la cena fosse una vera esperienza di condivisione. Così alcuni se ne tornavano a casa satolli ed ubriachi, mentre altri tornavano ancora affamati. Ai tempi di Paolo l'Eucaristia era ancora celebrata al termine di un vero e proprio pasto, quindi era ovvio che potessero avvenire questi eccessi. Il rimprovero di Paolo gli offre l'occasione di scrivere una delle testimonianze più antiche della Cena del Signore, forse ancora più antica di quella riportataci dal vangelo di Marco. Anche per noi, riflettere su queste parole che vengono pronunciate durante ogni Eucaristia ci aiuta a ricordare il significato fondante del nostro partecipare alla Messa e agli impegni che ne derivano per la nostra vita di cristiani.
Paolo accentua il legame inscindibile tra la Cena del Signore, celebrata nel rito del pane e del vino, e la sua morte. Egli vuole così controbattere il cristianesimo entusiastico di Corinto con una Cristologia della croce. Questa è il simbolo concreto e storico della storicità dell'esistenza cristiana e l'espressione responsabilizzante della solidarietà e dell'amore di Cristo. Paolo intende chiarire il motivo di quell'annunciare. Chi celebra la Cena annuncia la sua fede e si impegna a un'adesione pratica al significato della morte di Cristo. L'Eucaristia non può ridursi a un rito magico.
Infine si parla di morte del Signore. Questo titolo viene dato a Gesù dopo la risurrezione. Il risorto è presente nella comunità. Si tratta però di una presenza che rimanda alla sua morte, sollecita i credenti a un impatto provocatorio. La croce non è un evento relegato nel passato, è un evento che si rende attuale ad ogni celebrazione eucaristica e che ci chiama ad avere tra di noi lo stesso amore che Gesù ci ha mostrato con la sua morte.
La memoria della morte del Signore si mantiene viva nell'Eucaristia finché egli venga. L'Eucaristia si colloca tra la morte di Gesù e la sua venuta finale. E' l'espressione del tempo storico della Chiesa, del suo arduo cammino in questo mondo. Non può tramutarsi in evasione, fuga in avanti, liberazione dai drammi e dalle contraddizioni dell'esistenza terrena. Esprime attesa e speranza.
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