VI Domenica di Pasqua (Anno C), Gv 14, 23 - 29
Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
C risto non è venuto ad abolire, ma a perfezionare, a completare l’antico messaggio divino, fatto Legge (Mt. 5,17). Ciò che ha avuto funzione preparatoria, non ha da essere rinnegato, disprezzato, ma soltanto perfezionato al momento in cui finisce l'attesa e subentra la realtà: i valori propugnati sono gli stessi, presentati con pedagogia progressiva, mediante prescrizioni elementari e non definitive.
La prima predicazione apostolica è consapevole di tale rinnovamento: non è possibile fossilizzare la Parola di Dio in norme disciplinari che, aventi lo scopo di inculcare autentici valori, vanno superate e sostituite, se ciò è necessario per la salvaguardia degli stessi valori.
Il rinnovamento nella comunità cristiana è legittimo soltanto se operato o sancito da chi ne ha mandato da Cristo: gli Apostoli.
La garanzia di verità delle loro decisioni risiede nell’assistenza dello Spirito Santo, il quale “insegna” e “ricorda tutto ciò che Cristo ha già detto”.
Così è costituita la nuova Gerusalemme, che supera l'antica Sion: rinnovato il fondamento, resa piú diretta ed efficace la presenza di Dio.
Sta terminando l'Ultima Cena. Giuda Taddeo ha chiesto a Cristo perché egli non si “manifesti al mondo”. La risposta non è diretta, ma esaurientissima nella sua eleganza: Dio si manifesta soltanto a chi lo ama e l'amore si dimostra “osservando la sua parola”. L'amore di chi segue Cristo non è autentico se non è concreto: la pratica verifica della attuazione della parola di Cristo è criterio infallibile: “chi non mi ama non osserva la mia parola”. Una parola che è indubbiamente vera, perché divina: Cristo sottolinea la sua missione, innanzi tutto, di rivelatore.
La promessa dello Spirito Santo sta in questa prospettiva di conferma e di illuminazione ulteriore di quanto Cristo ha detto: non ci potrà essere frizione o contraddizione tra ciò che Cristo ha già detto e quanto lo Spirito Santo insegnerà e ricorderà dello stesso messaggio di Gesù.
Lo Spirito Santo infatti sarà presente in esaudimento della invocazione di Cristo e in prosecuzione della sua opera volta alla santificazione: “il Padre – dice – lo manderà nel mio nome”.
Quindi Gesù annuncia solennemente il dono della pace, della “sua” pace, cioè la pace divina, non incrinata da alcunché di terreno, la pace radicata nell'anima, purificata da altre considerazioni e motivi che non siano di valenza soprannaturale.
La pace di Cristo è diversa da quella che arriva a realizzare anche il mondo: “non come la dà il mondo, io la do a voi”. Come a dire che ogni pace terrena è vera soltanto se derivante dalla pace di Cristo, che si attua nell'amore operante, in prospettiva escatologica, la prospettiva della vita eterna. E' in tale prospettiva che allora si anticipa “la dimora di Dio”, la permanenza di Dio in chi lo ama.
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