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Il Vangelo di domenica 17 novembre

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B

Il Vangelo di domenica 17 novembre

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 13,24-32
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

1 ‑ Il ritorno ‑ Il profeta Daniele descrive a grandi tratti gli ultimi eventi della storia: ‘Sorgerà Michele...e vi sarà un tempo di angoscia...In quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro...Quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni a vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna’. Anche Gesù riprende il discorso in blocco e lo completa: ‘Vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria’. In questa sintesi emergono tutti i ‘Novissimi’: morte e giudizio personale, purgatorio, risurrezione finale dei corpi, giudizio universale, inferno, paradiso.  

2 - Vieni, Signore Gesù ‑ Questa preghiera dell’Apocalisse, fatta propria dalle prime comunità apostoliche, è carica di attesa fiduciosa e di impaziente speranza. Essa delinea esattamente lo stato d’animo del cristiano in attesa dell’incontro finale e definitivo con Gesù, giudice e salvatore: vigile e operoso impegno in ogni giorno della vita terrena per essere pronti nell'ultimo giorno ad entrare nella vita eterna, superando positivamente il giudizio di Gesù, giudice giusto e misericordioso. Il giorno della morte diventa così il giorno più importante della vita, il Giorno del Signore Risorto! In esso incontriamo definitivamente il Signore per essere sempre con Lui e fra noi. 

3 ‑ Senza paura ‑ Non possiamo negare che le realtà ultime hanno ancora una funzione più negativa che positiva, incutono paura più che infondere coraggio e serenità. E così la nostra vita è condizionata da ‘questa’ inconfessata paura. Crediamo infatti di esorcizzare la paura rimuovendo il pensiero della morte. Ancora una volta invece il Signore ce ne parla per sbloccare il cuore e liberarlo dall’angoscia che lo attanaglia. In questa ottica di fede, più che di fine della vita, si tratta di inizio della vita eterna; più che di sorpresa si tratta di desiderio di riabbracciare il Signore che mi attende: ‘Chi è senza preoccupazione aspetta tranquillo l'arrivo del suo Signore. Che sorta di amore per Cristo sarebbe il nostro amore, se temessimo il suo arrivo’ (S. Agostino, Esposizione Salmo 95,14)? 

4 ‑ Le coordinate ‑ Il discorso dei Novissimi è salutare proprio perché restituisce tutto il suo valore alla nostra esistenza sulla terra. La domanda, che affiora dalla mente e dal cuore, è infatti conseguenza di una esigenza preliminare: fare chiarezza una buona volta sul destino che ci attende. Quale senso ha la vita? quale futuro sta davanti a me? La risposta nasce dal cuore, come un’esigenza del tutto insopprimibile, appena esso avverte di essere fatto per l'infinito. Giustamente S. Agostino imposta tutta la sua vita su questa intuizione certa e primordiale del suo e nostro cuore: ‘Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te’ (Confessioni 1,1,1). La contestazione attuale, in fondo, è una conferma indiretta, ma eloquente, che il mondo non basta! La vita umana deve svilupparsi su queste due coordinate: l'eterno e l’universale. Se così non è, siamo nell’assurdo totale: non conviene assolutamente prendercela tanto, quando si sa che tutto un bel giorno finirà nel nulla. 

5 ‑Un'altra morte ‑ La grande lezione della morte, unica e diversissima, di Cristo consiste in questo: essa è l'offerta suprema della sua vita per la salvezza del mondo. Questa nuova morte, unica nel suo genere e celebrazione di tutta la vita cristiana, dona un senso compiuto alla vita sulla terra e ci riscatta dalla paura di morire, di perdere la vita. Essa infatti è già offerta in dono, per amore, fin dal primo giorno di vita. Gesù, poco prima di morire, ne enuncia così il principio: ‘Chi ama la sua vita, la perde; chi perde la sua vita per causa mia e del Vangelo, la salva’ (Vangelo di Giovanni).

Fonte: Il Cittadino
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