II lettura di domenica 26 settembre - La vostre ricchezze sono marce
XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)
Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!
Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente.
Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage.
Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.
Si conclude la serie di brani stralciati dalla lettera di Giacomo, per la Liturgia della Parola domenicale.
Prima di concludere il suo scritto, in cui ha invitato a tenere in speciale considerazione i poveri, l’Apostolo lancia una vera e propria invettiva, annunciando castighi:“ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano!“.
Riecheggia il “guai a voi ricchi!” di Gesù (Lc 6,24 ss).
Con l’autorità di maestro e con la chiaroveggenza di profeta, Giacomo dichiara il capovolgimento dei valori terrestri, il superamento della logica umana ed il confronto di tutto e di tutti con la legge evangelica.
Ogni ingiustizia sociale, ogni mancata carità ecclesiale, ogni resistenza alle esigenze dell’amore fraterno, ogni durezza di cuore sono oggetto del giudizio divino sull'uomo.
Una situazione veramente lacrimevole, quella in cui si troveranno, alla fine della loro esistenza ed in parte già si trovano, i ricchi. Non tutti, ovviamente, ma coloro, i quali non rendono partecipe il prossimo del proprio benessere, ma addirittura sfruttano ed opprimono. Nonostante le apparenze, infatti, il peccato della ricchezza non condivisa è già pena a se stesso.
L’Apostolo intende convincere, questo genere di ricchi, della loro impotenza, della loro insicurezza e della loro miserabilità umana e cristiana. Convincere e far ravvedere.
L’invito a piangere e a gemere è un anticipo del pianto e dello stridore di denti che li attende, quali conseguenze dei giudizio divino.
Questi ricchi non sono solo colpevoli, ma anche stolti: hanno a disposizione beni da condividere e non vogliono farlo, anzi, per il proprio tornaconto, forse, hanno già “defraudato i lavoratori” o addirittura “ucciso il giusto”.
Malvagi, stolti ed anche illusi: hanno “accumulato tesori”, di cui non potranno usufruire nell’eternità, perché le ricchezze saranno imputridite, gli abiti divorati dalla terme, i preziosi verranno corrosi dalla ruggine. Allora Dio farà giustizia, accogliendo “le proteste” degli sfruttati dalla loro cupidigia.
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