La parola
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II lettura di domenica 21 giugno - Il dono di grazia non è come la caduta

XII domenica tempo ordinario (Anno A)

Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.

Fino alla Legge infatti c'era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.

Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. 

Paolo proseguendo nell’esposizione della dottrina sulla salvezza – “la giustificazione” – richiama la realtà universale del peccato.

Precisa subito che il peccato “entrato nel mondo” a causa di Adamo, il quale, con la sua ribellione a Dio, ha scombussolato il tutto il creato, che ha aveva invece la responsabile dignità di mantenere nell’armonia progettata dal Creatore. Adamo ha avuto la responsabilità di aver introdotto nell’umanità il peccato.

Se è vero pertanto che i discendenti di Adamo ereditano la tara venefica che inclina al peccato, ciascuno, tuttavia, ha responsabilità ogni volta che, volontariamente, cede a tale inclinazione commettendo personalmente un peccato: “tutti hanno peccato”.

Quindi “la morte”, sia fisica che morale, “ha raggiunto tutti”, perchè è conseguenza, non soltanto del peccato originale, ma pure dei peccati personali.

Il peccato da Adamo in poi fa quindi parte del Dna della natura umana, e sebbene prima della “Legge” – il Decalogo, promulgato da Dio tramite Mosè – non vi potesse essere una chiara percezione della trasgressione (come era stato invece per Adamo) e quindi la non chiara imputabilità, “la morte” ha continuato a gravare sull’umanità, “anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo”.

La Legge ha permesso all’uomo di avere chiara la nozione e la valenza della ribellione a Dio. Prima di Mosè il male, “il peccato era nel mondo”, ma l’uomo non ne aveva l’aiuto della Legge per riconoscerlo con chiarezza. La Legge dunque ha dato la consapevolezza del peccato. E’ stata un dono divino, per aiutare l’uomo a liberarsi dal peccato.

Ma dono più grande è stato fatto dalla “grazia” di Gesù Cristo.

La colpa del “vecchio Adamo” ha causato la morte per tutti. La redenzione di Cristo, “nuovo Adamo” ha donato la vita per tutti. Non soltanto ha fatto sì che il peccato fosse riparato, ottenesse perdono, ma ha donato lo splendore della “giustificazione”, dalla salvezza che redime santificando.

Come il peccato di Adamo si è riversato su tutti i discendenti, “la grazia” di Cristo si offre a tutta l’umanità, ma in maniera “sovrabbondante” rispetto alla colpa: non è semplice riparazione, ma arricchimento, impreziosimento per quanti non la rifiutano.

Fonte: Il Cittadino
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