La parola
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II lettura di domenica 1 marzo - Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia.

I Domenica di Quaresima (anno A)

Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. 

Paolo, con riferimento alla narrazione genesiaca del peccato originale, sintetizza la ragione teologica della presenza redentiva di Cristo e della sua efficacia.

“Il peccato” è condizione dell’uomo, ereditata da Adamo. Una condizione originariamente non costituzionale, ma “entrata”, intrusa “a causa” dei progenitori. “Il peccato” che l’Apostolo prende in considerazione non è soltanto ogni singolo atteggiamento di immoralità individuale, ma la situazione di degrado, di fragilità della natura umana, inquinata dalla prima ribellione.

Conseguenza del peccato è “la morte”: quella fisica, sì, ma soprattutto quella spirituale. La condizione di peccato è presente, anche prima che la legge donata da Dio a Mosè, ne renda l’uomo consapevole. “La morte”, sia fisica che spirituale, conseguentemente falcia l’uomo anche prima di Mosè e del Decalogo. Come Adamo è stato il capostipite della umanità segnata dal peccato e dalla morte, Cristo è il capostipite della umanità riscattata dal peccato e dalla morte, prima quella spirituale, poi quella fisica. La presenza di Cristo nella storia del mondo quindi ha giustificazione e spiegazione nella redenzione dell’umanità dal peccato e dalla morte. Una presenza pertanto non superflua, se origina una umanità nuova, purificata. 

L’efficacia della redenzione di Cristo è smisuratamente più grande del primo peccato delle origini: infatti non soltanto purifica ogni persona da quello, ma pure da tutti i peccati individuali (mentre “il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione”).

“L’abbondanza della grazia” è assai più grande della caduta, quindi “la vita” che soppianta la morte conseguente il peccato è ben superiore a quella che gli uomini ricevono in Adamo: è “la vita per mezzo del solo Gesù Cristo”, vita non tanto fisica, né soltanto spirituale, ma soprannaturale.

Dal primo capostipite l’umanità è stata contagiata da peccato, morte e condanna; dal nuovo capostipite – Cristo – l’umanità eredita “giustificazione che dà vita”.

Il contrappunto è perfetto: come la condizione di “peccatori” è stata causata dalla “disobbedienza” del primo uomo a Dio, la condizione di “giusti” è meritata dalla obbedienza di Cristo, capostipite della nuova umanità.

II lettura di domenica 1 marzo - Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia.
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