II lettura di domenica 19 settembre - Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)
Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.
Prosegue, dalle domeniche precedenti, la lettura della lettera di S. Giacomo, imperniata sulla fede operosa, soprattutto attenta all’amore fraterno.
La fede coerente con la vita, quindi, è fondamento della vera sapienza, di cui l’Apostolo delinea le caratteristiche, in contrapposizione a quelle della falsa sapienza: questa non è donata da Dio, ma contagiata dal Demonio: “non viene dall’alto, è terrena, carnale, diabolica” , suscitata da invidia, gelosia e discordia, che generano disordine sociale ed ogni sorta di cattiverie.
Chi si gloria della propria sapienza e critica gli altri, si pone a servizio del Demonio, portando confusione e divisione nella comunità umana e cristiana.
La sapienza vera è quella “che viene dall’alto”, da Dio e quindi – in antitesi alla falsa sapienza – “è innanzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia”.
Espressioni che riecheggiano la celebre pagina di Paolo sull’amore cristiano, la carità: “paziente, benigna, non invidiosa, non vanagloriosa né irrispettosa né interessata; non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità; tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1a Cor 13, 4-7). L’amore è sapienza.
Il vero sapiente, allora, si pone a servizio di Dio e del suo piano di salvezza, di santificazione – “giustizia” – il cui frutto, vitale per la comunità, è “la pace” .
Gesù aveva proclamato “beati gli operatori di pace” (Mt. 5,9). Giacomo dichiara veri sapienti coloro i quali per la pace comunitaria si impegnano e si prodigano.
Solo ciò che serve alla pace e alla edificazione della Chiesa, co-munità di salvezza e fautrice di concordia universale è saggio, buono, evangelico.
Antagonismi, “guerre e liti” non vengono “dall’alto”, ma dalla passionalità di cui è intrisa l’umanità. Giacomo ne rileva lo sviluppo psicologico e morale: la brama insoddisfatta, che spinge all’eliminazione dell’oppositore; l’invidia, che scatena la guerra per sottrarre ad altri ciò che si pretende per sé; la mancanza di umiltà nelle richieste o le richieste pretenziose e capricciose, finalizzate alle futilità anziché alle necessità. Un coacervo non di vera, ma di falsa sapienza. Antievangelica.
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