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II lettura di domenica 13 dicembre - Spirito, anima e corpo si conservino irreprensibili per la venuta del Signore

Spirito, anima e corpo si conservino irreprensibili per la venuta del Signore

Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono.
Astenetevi da ogni specie di male.
Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.
Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!

Partito precipitosamente da Tessalonica, capitale e porto importante della Macedonia – per scampare alla persecuzione, scatenata contro di lui dai giudei – Paolo è sceso ad Atene e di là, dopo altra triste esperienza, a Corinto.
Da Corinto scrive alla comunità cristiana tessalonicese, verso il 51 (è il primo scritto dell'Apostolo ed anche del Nuovo Testamento) per congratularsi della fortezza dimostrata nella persecuzione e per sostenere nella situazione che resta ancora critica. Quindi dà opportune istruzioni.
Infine, parlando della “parusia” – la venuta di Cristo-giudice alla fine dei tempi – esorta i cristiani a vivere l’attesa, facendo progredire la vita spirituale e morale della comunità.
A conclusione della lettera sintetizza le esortazioni dicendo quale dev’essere l’atmosfera dell’ambiente cristiano, in adesione alla “volontà di Dio”, che i credenti debbono attingere “in Cristo”.
Un’atmosfera, innanzi tutto, di costante letizia: per la consapevolezza, appunto, di essere, non solo seguaci di Cristo, ma “in Cristo”. Qualsiasi evento non deve inquinare la gioia di chi appartiene a Cristo, tanto meno di chi è perseguitato “per causa sua”: questi è detto addirittura “beato” (Mt 5,11-12).
Atmosfera di “preghiera incessante”, non riservata a qualche circostanza o sollecitata da qualche necessità, ma in ogni momento: nel senso di un rapporto ininterrotto con Dio, in continuo dialogo (ascolto - risposta) con Lui.
Atmosfera di “rendimento di grazie, in ogni cosa”, nella convin¬zione che tutto è dono della divina Provvidenza. Il cristiano autentico mai si lamenta di alcunché: continua a ringraziare il Padre di ogni esperienza che è chiamato a vivere.
Queste disposizioni non possono essere soltanto personali, ma debbono diffondersi nella comunità, in cui agisce lo Spirito: nessuno può prendersi la responsabilità di “estinguere lo Spirito”, il quale opera nelle situazioni e nelle persone, in particolare quando è presente il carisma della “profezia”, il cui scopo, fondamentalmente, non di predire il futuro, ma di “edificare, esortare, confortare” (1 Cor. 14, 1 ss.).
La comunità cristiana deve “esaminare ogni cosa” senza preconcetti, con fiducia, onde arrivare a “tenere ciò che è buono”, mentre il male, in qualsiasi forma o intensità deve essere messo al bando.
L’augurio finale dell’Apostolo ha il crisma della certezza, perché Dio “che chiama” a sé “è fedele e farà tutto”: la santificazione perfetta e la salvezza totale dell’uomo, “spirito” (intelligenza), “anima” (volontà) e “corpo”.

Fonte: Il Cittadino
II lettura di domenica 13 dicembre - Spirito, anima e corpo si conservino irreprensibili per la venuta del Signore
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