II lettura di domenica 10 luglio - XV domenica del Tempo Ordinario
ANNO C - La legge
Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.
Nella lettera che Paolo, dalla prigionia, scrive alla comunità cristiana, fondata probabilmente da Epafra a Colosse – oggi rimangono alcune rovine a 4 km dal villaggio turco di Khomas – l'inno a Cristo, capo dell'universo e della Chiesa, costituisce un brano di considerevole valore teologico. Un inno liturgico-catechistico, che la comunità certamente assapora in tutta la sua fragranza spirituale. Cristo “è immagine di Dio” perché, nell'intimità della vita divina trinitaria, riflette in sé il Padre (è nella ineffabile e mi-steriosa contemplazione di se stesso che il Padre genera il Figlio, il quale pertanto è immagine-persona) e perché nella In-carnazione rivela Dio all'uomo, tangibilmente anche se non completamente ( appunto come immagine). La generazione eterna di Cristo pertanto anticipa – cronologicamente e per dignità – la creazione dell’universo, della quale infatti è causa e scopo. Nulla esiste che non abbia avuto origine da Lui e che a Lui pertanto debba essere ricondotto.
La dignità di Cristo – Uomo-Dio – surclassa ogni ordine di creature, persino i puri spiriti ange¬lici. Non a caso Paolo – adottando il vocabolario dell'angelologia giudaica – menziona alcune categorie di angeli, che, in quel tempo, sono oggetto di discussione, dato che c’è chi ne afferma la superiorità o, quanto meno, l’indipendenza da Cristo.
Tutti gli esseri, non soltanto traggono origine da Cristo, ma debbono a Lui la loro sussistenza, la loro conservazione: egli è ragione di vita di tutto, tutto deve la propria “dimora permanente” a Lui. In particolare la vitalità di Cristo si irrora nella Chiesa, come dal capo – sede della vita nella concezione dell’epoca – al corpo.
Il primato di Cristo su tutte le creature è totale, asso¬luto: perché “primogenito” – nell'accezione ebraica indica anche il figlio unico e tale è ontologicamente Cristo rispetto al Padre – e perché, come uomo, è il primo dei risuscitati, non solo cronologicamente, ma causalmente, in quanto gli uomini risusciteranno perché Lui è risorto.
In Cristo, nel suo sangue, l'uomo e l'universo – sconvolto a causa del peccato e pertanto in necessità di ritrovare equilibrio – sono riconciliati con Dio: per Cristo passa la strada che porta a Dio. Cristo dunque è la legge-vivente, la legge-persona: obbedire a Cristo, vivere di Cristo è incontrare Dio. Sicuramente.
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