II lettura di domenica 1 maggio - III DOMENICA DI PASQUA
La certezza - ANNO C
Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce:
«L’Agnello, che è stato immolato,
è degno di ricevere potenza e ricchezza,
sapienza e forza,
onore, gloria e benedizione».
Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano:
«A Colui che siede sul trono e all’Agnello
lode, onore, gloria e potenza,
nei secoli dei secoli».
E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione.
Giovanni sta descrivendo la visione della liturgia celeste presso Dio, del quale vien detto soltanto che sta assiso su di un trono. Attorno al trono stanno ventiquattro “vegliardi” – che simboleggiano, probabilmente, il Popolo di Dio, l'antico ed il nuovo Israele, la Chiesa celeste – e quattro “esseri viventi”, già presenti nella visione di Ezechiele (Ez 1,5-21; 10,9-22), la cui precisa identità è difficilmente individuabile; poi una moltitudine innumerevole di angeli che acclamano estatici.
Oggetto della apoteosi è “l'Agnello” immolato, ma ormai ritto – icona di Cristo, morto e risorto – che sta, presso il trono di Dio, per aprire “il libro dai sette sigilli”, in cui sono custoditi i segreti divini sulla storia del mondo.
A Cristo-Agnello, dal coro celeste, vengono esaltati set¬te attributi propri di Dio: potenza, ricchezza, sapienza, forza, onore, gloria e benedizione. Quindi il coro si amplia: si aggiun-gono le voci unissonanti delle creature di tutto l'universo, nes-suna esclusa. E l'inno è rivolto a Dio e all'Agnello, le cui prerogative sono identiche ed eterne.
Il solenne “Amen” dei “quattro esseri viventi” sancisce la verità della lode, mentre l'atteggiamento adorante dei “vegliardi” ne rimarca la sacralità.
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