I lettura di domenica 26 marzo - V domenica di Quaresima
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete - Anno A
Dal libro del profeta Ezechièle
(Ez 37, 12-14)
Perciò profetizza e annuncia loro: "Così dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d'Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò"". Oracolo del Signore Dio.
Ezechiele, il cui nome già ha significato profetico – “Dio fortifica” – compie la sua missione in Babilonia; è infatti tra gli oltre settemila deportati ebrei, dopo la distruzione di Gerusalemme (586/87) da parte delle armate di Nabucodonosor.
Deve far comprendere ai connazionali che la deportazione stata permessa da Jahvè, come punizione delle infedeltà e dei richiami inascoltati. Una situazione che tuttavia non è soltanto castigo, ma ha, soprattutto, lo scopo di convertire gli Israeliti. E, quando sarà il momento, la misericordia divina ricomporrà il Popolo Eletto e lo farà tornare in patria.
Poiché tale evento – data la situazione – sembra impossibile, Jahvè offre ad Ezechiele una visione impressionante, la più drammatica di tutte quelle sperimentate dai profeti. Nella valle adiacente Tell-Abib (sul canale Chebar o Nar Kabari, parallelo ad un tratto dell'Eufrate) Jahvè mostra alla mente (“allo spirito”) del Profeta una immensa distesa di “ossa inaridite”, le quali, al comando divino, si ricompongono, si rivestono di nervi e di pelle: col soffio divino rivivono.
Dio stesso ha già dato spiegazione: “Queste ossa sono tutta la casa di Israele” (v. 11), che è nello sconforto totale, dopo tanti anni di esilio ha perso ogni speranza.
Ma ecco invece – è il brano in oggetto – che Dio annuncia la fine della sofferenza e il rimpatrio: una vera e propria resurrezione. Non soltanto come nazione, come popolo libero, ma con popolo fedele a Dio: “Riconoscerete che io sono il Signore”. E ciò per l'azione interiore vivificante di Jahvè: “farò entrare il mio spirito in voi e rivivrete”.
Una rinascita vera e propria quindi, che Dio non prospetta come eventualità, ma con promessa formale e solenne: “l'ho detto e lo farò”. C'è l'impegno della parola divina, la quale non viene mai meno a se stessa.
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