La parola
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I lettura di domenica 12 febbraio - VI domenica del Tempo Ordinario

Anno A - L'apparenza non basta

I lettura di domenica 12 febbraio - VI domenica del Tempo Ordinario

Dal libro del Siràcide
(Sir 15,16-21)

Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno;
se hai fiducia in lui, anche tu vivrai.

Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano.

Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male:
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.

Grande infatti è la sapienza del Signore;
forte e potente, egli vede ogni cosa.

I suoi occhi sono su coloro che lo temono,
egli conosce ogni opera degli uomini.

A nessuno ha comandato di essere empio
e a nessuno ha dato il permesso di peccare.

Nell'epoca in cui Jehoshua Ben Sirach (“Gesù, figlio di Sirach”) espone il suo insegnamento, dirigendo una scuola sapienziale a Gerusalemme (tra il sec. III e il sec. II a.C.) stanno diffondendosi in maniera preoccupante idee ellenistiche, sino al punto che con Antioco IV Epifane verranno imposte d'autorità. Qualcuno nega la libertà dell'uomo e conseguentemente sostiene che causa del peccato è Dio.
II Siracide prende posizione contro tale cultura. Senza sfumature equivocanti afferma che l'uomo è libero: l’osservanza dei comandamenti divini dipende dalla sua volontà. Ha di fronte diverse realtà, tra le quali tocca a lui scegliere: “La dove vuoi stenderai la mano”.
“Il fuoco e l'acqua”, “la vita a la morte”, sono espressioni che – com'è caratteristico del linguaggio semitico – esprimono estremi contrapposti, delimitanti una realtà e quindi significandola nella sua globalità. Ossia: tutta la realtà che l'uomo ha di fronte costituisce oggetto di libera scelta. Egli “stende la mano” verso ciò che vuole ed ottiene quanto “a lui piace”.
I “comandamenti” sono posti dinanzi alla volontà dell'uomo (“se vuoi”) da parte della “sapienza del Signore”. Allora l'uomo ha facoltà di scegliere liberamente, ma tenendo conto che quanto il Signore comanda è “sapienza”. E se all'uomo talora può sembrare che i comandamenti non siano frutto di sapienza, ricordi che ciò non può essere, giacché Dio “vede tutto”, mentre la visuale dell'uomo è sempre comunque limitata e talora anche difettosa, deformante.
In particolare gli “occhi del Signore” guardano “coloro che lo temono”, coloro che con sacro e amoroso rispetto scelgono l'attuazione della sua volontà, benignamente rivelata nei comandamenti.
E a Dio nulla sfugge: “egli conosce ogni azione degli uomini”. Una conoscenza, quella divina, che possiede perfettamente la realtà: l'agire umano e la sua intenzionalità. Conoscenza totale e assolutamente inerrante.
Nel momento in cui la creatura pecca, diventa empia, ciò non avviene a causa del Creatore, il quale se lascia libero l’uomo di scegliere il bene o il male, non per questo rende lecito il peccato: “non ha dato a nessuno il permesso di peccare”. Il sapiente allora è colui che pur avendo la libertà di non adeguarsi ai comandamenti, li osserva, nella consapevolezza che essi sono frutto della sapienza amorosa di Dio, Sommo Bene, il quale si porrebbe in contraddizione con se stesso se fosse causa del peccato.

Fonte: Il Cittadino
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