Santa Famiglia - anno C, Luca 2, 41-52
Gesù è ritrovato dai genitori nel tempio in mezzo ai maestri
N ella festa della Santa Famiglia, si esprime una piena intelligenza, da parte della Chiesa, del mistero dell'Incarnazione: non è soltanto l'istante del concepimento e della nascita del Figlio di Dio fatto uomo, ma la totale assunzione della nostra realtà umana.
N ella festa della Santa Famiglia, si esprime una piena intelligenza, da parte della Chiesa, del mistero dell'Incarnazione: non è soltanto l'istante del concepimento e della nascita del Figlio di Dio fatto uomo, ma la totale assunzione della nostra realtà umana. Ora la vita dell'uomo conosce una trama essenziale fatta di affetti, di lavoro e di riposo, di tempo festivo, e il volto di ogni persona si forma attraverso un processo di crescita fisica, psicologica e spirituale, fortemente plasmato dai rapporti primari che si configurano e si realizzano nella famiglia d'appartenenza. Tutto questo riguarda anche Gesù, il Figlio del Padre divenuto uomo, che ha condiviso l'esperienza dell'essere membro di una famiglia, di una storia, di una tradizione religiosa, ed è cresciuto 'in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini'. L'evangelista Luca, nella famosa pagina dello smarrimento e del ritrovamento di Gesù dodicenne nel tempio, mette bene in luce il paradosso singolare di Gesù: da una parte è definito dall'appartenenza ai suoi genitori, Maria e Giuseppe, vive nutrito della fede d'Israele, che si manifesta nelle Sante Scritture, nelle feste e nei gesti cultuali, nel luogo del tempio, cuore della città santa; d'altra parte, c'è, fin dall'inizio, qualcosa di eccedente e di eccezionale nell'umanità del piccolo Gesù, ed è il legame vissuto e custodito con il Padre del cielo, con Colui che è la sua vera origine. Con poche ed incisive pennellate, Luca riassume tutto il lungo periodo della residenza a Nazaret: 'Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso'. Sembra quasi di potere cogliere un duplice cammino percorso da Maria con Giuseppe e da Gesù, un cammino che rappresenta la ricchezza della santa famiglia, ma anche una proposta ed una possibilità di concepire e di vivere oggi la vocazione ad essere famiglia, nella Chiesa e nella società . Infatti, i due sposi di Nazaret si ritrovano di fronte al mistero che dimora nella persona di quel figlio, avuto in modo miracoloso ed accolto come dono, nel suo provenire dal Padre e nel suo essere il messia d'Israele: pertanto, si lasciano sfidare e provocare dall'irriducibile novità di Gesù. Lo cercano con angoscia per tre giorni, e alla fine quando lo ritrovano, nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, rimangono stupiti, perplessi; Maria, la madre, dà voce alla loro sofferenza, e sembra avanzare un delicato rimprovero al figlio: 'Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo?'. Ma, pur non comprendendo, si fidano della misteriosa risposta di Gesù, che li rinvia al suo essere per il Padre e con il Padre, accettano che si compia il destino del loro figlio, riconoscendo che loro non è, ma appartiene a Dio, al Padre da cui proviene ogni paternità . Qui è rivelato l'amore autentico, che dovrebbe animare i rapporti dentro l'ambito gratuito e decisivo della famiglia: amare l'altro nella sua identità , nel suo mistero, nella sua diversità da noi, desiderando accompagnare la libertà di chi aderisce al suo destino, di chi si concepisce figlio del Padre, chiamato a compiere la volontà e il disegno di Dio. C'è, dunque, una vera e propria conversione di sguardo e di cuore che Maria e Giuseppe sono chiamati a vivere, senza la pretesa di dominare e di comprendere il mistero di Gesù, e accettando questa 'distanza', rinunciando ad un possesso del figlio, imparano ad amarlo e ad entrare nel suo segreto. Tuttavia, la pagina di Luca fa' intravedere un cammino anche per Cristo, nel senso che pur riaffermando la sua radicale appartenenza al Padre e il desiderio di stare nella casa del Padre, nel tempio, Gesù acconsente a scendere a Nazaret, e lì vive un'esistenza ritmata dall'obbedienza a Maria e a Giuseppe, nella lunga normalità di una vita ordinaria, fatta di gesti che si ripetono. Un cuore grande, spalancato al Padre, che vivrà sempre di più la passione per il Regno, ma che accetta di vivere il rapporto con l'Eterno, nelle circostanze concrete della sua famiglia, in modo tale che 'l'eroico diventi quotidiano e il quotidiano eroico' (Giovanni Paolo II). Contemplando la famiglia di Nazaret, ritroviamo la strada di una grandezza umile, che sa abbracciare ed amare ciò che siamo e ciò che viviamo, e permette di avere un respiro ampio nelle piccole cose di ogni giorno.Corrado Sanguineti
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento