1a domenica di Quaresima - anno A, Matteo 4, 1-11
Gesù digiuna per 40 giorni ed è tentato nel deserto
Entriamo nel grande tempo quaresimale con il vangelo delle tentazioni: Gesù è condotto dallo Spirito nel deserto, luogo che nell'esperienza d'Israele, acquista profonde risonanze. Il deserto, infatti, ricorda il cammino del popolo verso la Terra promessa, un cammino nel quale Israele ha conosciuto la prova della sua fede, e dove ha vissuto la cura di Dio; il deserto, nella tradizione profetica, è il luogo dove Dio parla al suo popolo, dove nel silenzio l'uomo è ricondotto all'essenziale.
Entriamo nel grande tempo quaresimale con il vangelo delle tentazioni: Gesù è condotto dallo Spirito nel deserto, luogo che nell'esperienza d'Israele, acquista profonde risonanze. Il deserto, infatti, ricorda il cammino del popolo verso la Terra promessa, un cammino nel quale Israele ha conosciuto la prova della sua fede, e dove ha vissuto la cura di Dio; il deserto, nella tradizione profetica, è il luogo dove Dio parla al suo popolo, dove nel silenzio l'uomo è ricondotto all'essenziale. In certo modo, la Quaresima, nello spazio dei quaranta giorni prima della Pasqua, è rivivere quest'esperienza del deserto, in un ascolto più intenso della parola di Dio, in una sobrietà ed essenzialità di vita, che ci permetta, nella preghiera, di purificare il cuore e di fare chiarezza nel nostro percorso di fede. L'evangelista Matteo, seguendo lo schema di Marco, colloca dopo il battesimo al Giordano, autentica unzione profetica e messianica di Gesù, e prima della predicazione pubblica, questo ritiro del Signore nel deserto, dove sarà tentato dal diavolo, anzi, con un'accentuazione propria, l'evangelista sembra indicare in questa tentazione lo scopo della dimora di Gesù, guidato dallo Spirito nel deserto: occorre riconoscere che la nostra sensibilità avverte un disagio di fronte a questa pagina, dove Matteo sviluppa la scarna notazione di Mc 1,12-13 'Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana', con il racconto di tre successive tentazioni. à evidente che non siamo di fronte ad una 'cronaca', e nondimeno si tratta di un'esperienza reale, che ha attraversato la vita del Signore, e che si rinnova nella sua Chiesa: Matteo, richiamando in filigrana le tentazioni vissute da Israele nel suo cammino di quarant'anni nel deserto, esprime con questa narrazione il fatto che Gesù stesso, nella sua missione, ha conosciuto le insidie del Nemico, del diavolo, cioè di colui che separa, divide, oppone l'uomo a Dio. La prima tentazione, trasformare le pietre in pane, si ripresenterà nella richiesta di segni straordinari, da parte degli scribi e dei farisei, per annullare la fatica e il rischio dell'umana libertà , di fronte alla proposta di Cristo (Mt 12,38-42): è la tentazione del miracolistico, della ricerca smodata di segni straordinari, dimenticando che il grande segno è già offerto a noi in Gesù e nella sua Pasqua. La seconda tentazione, di gettarsi giù dal pinnacolo del tempio, per essere portato dagli angeli e mostrare così un potere divino, sacrale, si ripresenterà sulla croce, quando i passanti, con le parole simile del tentatore, lo derideranno: 'Se tu sei figlio di Dio, scendi dalla croce!', così come i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani: 'scenda ora dalla croce e gli crederemo' (Mt 27,39.42). La terza tentazione, avere i regni e la gloria, cioè seguire la via del potere e del dominio per realizzare il suo regno, è in fondo la tentazione radicale, di percorrere una strada diversa da quella che il Padre ha scelto per il suo Figlio, Messia d'Israele: è la protesta che Pietro farà , di fronte al primo annuncio della passione da parte di Gesù, e proprio in quell'occasione Cristo avrà parole dure, che svelano chi è all'opera nell'obiezione dell'apostolo: 'Va dietro di me Satana, tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!' (Mt 16,23). Riletta in questa prospettiva, la scena delle tentazioni s'illumina, diventa una rappresentazione simbolica e realistica insieme, dell'esperienza vissuta dal Signore nel suo cammino dal Giordano alla croce, ed è chiaro che, in forme diverse, queste prove si ripresentano nella nostra vita; il vangelo ci avverte che alla radice di questa lotta, c'è il tentatore, c'è satana, l'avversario, e richiama la nostra fede ad essere vigilante, non superficiale di fronte a questa presenza oscura, che esiste ed opera; ma soprattutto, guardando a Gesù, ci è indicata la via per attraversare e vincere la tentazione: Cristo vince facendo appello alla parola di Dio e rinnovando la sua fedeltà totale al Padre, l'ultima parola con la quale allontana da sé il diavolo fa' parte della confessione di fede d'Israele in Dt 6,4-13 e diviene sintesi del nostro cammino: 'Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto'.
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