Pasqua di Risurrezione (anno B), Marco 16, 1-7
Egli doveva risuscitare dai morti
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
Nel cuore della grande veglia pasquale, ascoltiamo l'annuncio della risurrezione di Gesù, rivolto alle donne, e indubbiamente le loro figure testimoniano, in modo vivo ed intenso, un attaccamento profondo per Gesù: sono spinte dalla forza del cuore a recarsi subito "al levare del sole" al luogo dove è stato deposto il corpo senza vita del loro Signore, almeno per poter compiere il gesto dell'unzione con oli aromatici e profumati. Ai loro occhi, è un estremo, ma inutile tentativo d'arrestare il corso inesorabile della morte e della corruzione di quel corpo che è passato nel mondo, amando e rendendo presente la tenerezza di Dio: nel muoversi all'alba di queste donne, leggiamo il segno di un affetto reale ed umanissimo, ma in fondo impotente e triste, e non fatichiamo a riconoscere un'esperienza che riaccade nella vita degli uomini. Quante volte un uomo o una donna vive lo strazio di un amore immenso, ma ultimamente incapace di salvare e di assicurare la vita e la salute, di fronte al volto e al corpo di una persona amata, ma minata dalla malattia o da un'improvvisa disgrazia: con la nostra intelligenza, la nostra scienza e i nostri strumenti possiamo ritardare il momento dell'addio, possiamo lenire e ridurre il dolore, possiamo far sentire tutta la nostra vicinanza a chi soffre, ma non siamo in grado di invertire la direzione del cammino umano, che ha come méta inesorabile la morte e il disfacimento totale del corpo che porta in sé tutta una storia d'emozioni, di sentimenti, di legami, di gesti buoni e meschini. Così era il corpo di Gesù, non un semplice organismo di muscoli, nervi ed ossa, ma il luogo reale di una rivelazione e di una storia d'amore, che aveva suscitato un'affezione nei discepoli e, in particolare, in quelle donne che lo avevano servito fin dalla Galilea. Per loro tutto era finito nel tragico silenzio del Venerdì Santo e nell'andare alla tomba del maestro, le loro parole esprimono bene la triste sapienza del mondo e degli umani mortali: "Chi farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?". Ma sono proprio loro, queste donne ferite, ma tenaci nel loro affetto a Gesù, le prime a udire l'annuncio dell'incredibile evento, che non ha rovesciato solo una pietra tombale "molto grande", ma ha la forza di capovolgere il loro sguardo sulla vita e sulla morte: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui". La parola del "giovane, vestito d'una veste bianca", che rappresenta già il mondo della risurrezione, permette alle donne e a tutti i credenti che le seguiranno, di comprendere veramente il segno del sepolcro vuoto, segno importante dell'avvenimento reale che si è compiuto nel silenzio e nel buio della tomba di Gesù, ma segno insufficiente ad indicare la novità del Risorto. Anche oggi per noi, la fede nel mistero inatteso e sorprendente della risurrezione di Cristo si nutre di segni e parole, che reciprocamente si richiamano e s'interpretano, disegnando nel corso della vita una trama capace di sostenere la certezza del Risorto, fondamento di una nuova intelligenza della realtà. L'annuncio che nel testo evangelico risuona sulle labbra del primo evangelista della risurrezione ha dentro di sé tutti gli elementi essenziali della trasformazione che accadrà nel cuore delle donne, e nel cuore dei discepoli che vivranno la grazia della stessa scoperta: l'invito a non avere paura va al di là della circostanza immediata, del timore che le donne sentono davanti all'essere misterioso che parla loro, e rimanda alla possibilità di non essere più prigionieri delle tante paure che incombono sul cuore dell'uomo; così il richiamo al fatto che le donne cercano "Gesù Nazareno, il crocifisso" rappresenta bene la posizione dell'animo, che non riesce ad andare oltre il muro della morte e considera tutto concluso nel gelido silenzio del sepolcro; l'improvvisa notizia che Gesù "è risorto, non è qui", che Egli non è più chiuso nella stanza sepolcrale e vive ormai in una nuova condizione, sottratta ai limiti del tempo e dello spazio, è davvero un'esplosione di luce, che può generare uno sguardo nuovo in ogni credente che si apre ai segni e alle parole della risurrezione di Cristo. È una scoperta così sorprendente che apre il cammino della missione e della testimonianza, per la Chiesa generata dalla Pasqua del suo Signore.
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